Colpevole di ogni male. Accusata di impoverire i popoli con quella moneta ( l’Euro ) vittima sacrificale offerta in omaggio alle folle inferocite per accaparrarsi qualche voto in più. Portare a Bruxelles e Strasburgo un altro ciarlatano di riserva , accanto al noto Mario Borghezio, per continuare lo spettacolo cui ci hanno abituati certi indegni personaggi della politica comunitaria. Povera Europa, se dovesse prevalere l’odio violento e razziale verso gli immigrati portatori di gravi malattie, ( la scabbia e la tubercolosi) come ha affermato il capo della Lega Nord, Matteo Salvini, in un recente dibattito televisivo. Imperversa, il nuovo tribuno, tra una rete televisiva e l’altra, inquinando le fonti in cui si abbeverano i sentimenti più biechi portatori di nuove e più letali sciagure. Dal secessionismo della “padania”, definizione di assoluta ambiguità, a quello dell’Unione. Cambia il contesto. Resta la follia del messaggio.
Non è il solo. Lo accompagnano, nell’impresa, gli sperduti drappelli dei “ Fratelli d’Italia”, residui della destra post fascista, il cui simbolo, la fiamma, è stato, per l’occasione, risfoderato e da mostrare come trofeo di una ritrovata identità. Li rappresentano Ignazio La Russa, noto alle cronache politiche per “innate gentilezza e affabilità ! ” e una giovanetta, tale Giorgia Meloni, già vice presidente della camera e ministro del governo Berlusconi, il cui passaggio nelle istituzioni lo si ricorda per il servilismo al capo e l’abbandono tradimento dell’uomo politico, Gianfranco Fini, il mentore che l’aveva portata ai vertici delle istituzioni repubblicane. Ambedue, il Salvini e la giovanetta, guardano oltre le alpi al peggio della sterpaglia, erbaccia maligna alimentata dal bieco egoismo nazionale, dall’odio verso il diverso e sino a lambire quella cultura antisemita che fu il terreno in cui operò il mostro della violenza e del crimine .
Guardano a Marine Le Pen, che, nonostante l’indubbia capacità oratoria, unita alla forbitezza del linguaggio, per quanti sforzi faccia, non può smacchiare il passato antisemita e fascistoide del padre che l’accompagna su e giù per la Francia con quel suo ghigno portatore di disprezzo verso l’altro, il diverso. Guardano a “ Alba dorata ,“ a quelli di “ Un’altra Germania” e forse, al nuovo movimento separatista inglese, l’Ukip di Nigel Farage, il quale, tanto per cambiare , ha sposato una cittadina tedesca assunta come segretaria alle spese dei contribuenti britannici.Annunciato vincitore delle elezioni europee, non potendo fare la guerra all ‘Euro, di cui la Gran Bretagna non si dotata, ha fatto il passaggio successivo chiedendo l’uscita del Regno Unito dall’Unione e il ristabilimento delle frontiere nazionali. Gli anti europei germogliano ovunque, nei grandi come nei piccoli paesi dell’Unione. Anche se in Olanda, in cui le elezioni si sono già svolte, gli anti europei del Pvv di Geert Wilders, almeno secondo gli exit pool, sembrano aver perso terreno. Li voglio vedere a Bruxelles, appassionatamente uniti alla ricerca di un suicidio collettivo.
Povera Europa, se ha rappresentare l’Italia sarà la presumibile e numerosa pattuglia del Grillo urlante i cui comizi sono un’ accozzaglia di insulti contro tutto e tutti da far venire il dubbio che, se potesse, rivolgerebbe gli strali contro se stesso. Meschino pagliaccio (con qualche macchia nera nel suo passato) assurto ai vertici della politica nazionale grazie al degrado del sentire comune del nostro paese:
la perdita collettiva del senso della moralità, la corruttela politica e delle élites imprenditoriali, l’ indebolimento delle ragioni dello stare assieme, e del nostro ruolo nel contesto dell’Unione europea e nel mondo. Oppure Berlusconi, l’uomo per ogni stagione, che tenta disperatamente di allontanare l’impietoso tramonto. Comprendo i paesi del nord, avvinghiati al loro superiore stato sociale. Oppure il Regno Unito, da sempre anti europeo, pur con alcune sfumature, in tutta la sua classe politica. Vivono con la nostalgia del grande passato. L’impero coloniale su cui non tramontava mai il sole. Sono imperialisti nell’anima. D’altronde, fu Winston Churchill a definire il profeta della non violenza, il Mahatma Gandhi, un povero vecchio sdentato. Ma l’Italia, no. Gli anti europei non hanno ragioni da difendere, se non quelle, se lo volessero, di chiedere più unità, più Europa, più democrazia. Sono, i nemici dell’Unione, uomini ignoranti e senza memoria.
Non sanno, oppure fingono, che, per limitarci al novecento, milioni di uomini e di donne varcarono le alpi da disperati (in Svizzera a torso nudo: bisognava essere in buona salute per entrare nelle terre della Confederazione Elvetica) per cercare un pezzo di pane per se e i loro cari. Appestati, per qualcuno. Vietato l’ingresso ai cani e agli italiani. Stava scritto in tanti ristoranti di gestori democratici alla Matteo Salvini. Migliaia di loro sono morti sul lavoro, e non solo nelle infernali caverne di Marcinelle. Grazie al sacrificio e all’impegno quotidiani hanno riscattato il passato. Sono cittadini europei, come altri cinquanta milioni, più o meno il dieci per cento del popolo dell’Unione. Con la passione che le è propria, è ciò che cerca di far comprendere Matteo Renzi, ma anche la sinistra radicale guidata dal greco Alexis Tsipras, pur così critica, e giustamente, per l’attuale stato dell’Unione, in una campagna elettorale in cui, le urla e le invettive, hanno oscurato le ragioni dello stare assieme. Noi siamo gli eredi di quelli con le valigie di cartone.
Conosciamo il passato
Buona fortuna, Europa!