Dopo le ultime polemiche sul Decreto Condono, finalmente è stata raggiunta l’intesa durante il Cdm dello scorso 21 ottobre. Si placano, in questo modo, le controversie che erano sorte a causa della denuncia inaspettata del vicepremier
Luigi Di Maio. Superato il momento con il Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi dove le due parti sono riuscite a raggiungere un compromesso sul decreto fiscale: sparisce la parte che escludeva la punibilità penale per riciclaggio (articolo 9) e autoriciclaggio e viene smantellato lo scudo fiscale per i capitali e i beni all’estero. Inoltre è prevista anche una norma per il cosiddetto ‘saldo e stralcio’ delle cartelle Equitalia per chi versa in “situazioni di oggettiva difficoltà economica”. Vediamo quali sono i principali punti di questo decreto. La cancellazione dei mini debiti è un
punto saldo del decreto e riguarda la rottamazione delle minicartelle che prevede il saldo e lo stralcio per le cartelle di importo inferiore a mille euro ricevute dal 2000 al 2010, come bolli auto e multe. La misura interesserà dieci milioni di contribuenti e coinvolgerà il 25% del magazzino dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Altro punto che rimane invariato è la chiusura delle vertenze fiscali. In caso di un contenzioso legale con il fisco i contribuenti potranno sanare la loro posizione pagando il 50% del non dichiarato in caso di vittoria in primo grado e il 20% in 5 anni al secondo grado, senza sanzioni e interessi. Anche se non amano usare la parola condono, con la dichiarazione integrativa, i piccoli debiti aperti con il fisco fino a un massimo di 100mila euro saranno condonati. Il provvedimento stabilisce infatti un’aliquota al 20% per sanare la parte non dichiarata e riservata a coloro che hanno presentato la dichiarazione dei redditi. Con la dichiarazione integrativa sarà possibile far emergere fino a un massimo del 30% in più rispetto alle somme già denunciate e comunque con un tetto di 100mila euro annuali. Per quanto riguarda i debiti accumulati tra il 2000 e il 2017, potranno essere ridefiniti attraverso la rottamazione-ter, ovvero dilazionando i pagamenti in cinque anni e 20 rate trimestrali, senza pagare interessi e sanzioni. Il modulo per aderire sarà pubblicato sul sito dell’Agenzia delle Entrare. Infine la norma ‘saldo e stralcio’ già accennata, si rivolerà a chi si trova “in oggettive e certificate difficoltà economiche”. In questa norma sarà permesso un ‘ravvedimento operoso’ per i piccoli contribuenti in difficoltà economica. A seconda della situazione in cui si trovano, i contribuenti potranno pagare da un minimo del 6% a un massimo del 25% del dovuto con un’aliquota intermedia del 10%.
Per quanto riguarda quello che ormai è conosciuto come il caso della manina, è il premier Giuseppe Conte a fare chiarezza su ciò che è accaduto, “anche perché siamo il governo non solo del cambiamento ma anche della trasparenza” afferma Conte. “È stato raggiunto un accordo politico in zona Cesarini, poco prima di entrare in Cdm – ha spiegato -. È successo spesso in passato che non ci fosse nemmeno un testo scritto. Questa volta sull’articolo 9, che non era presente nell’articolato originale con cui siamo entrati in riunione” il testo non c’era inizialmente. “Mi è stato portato questo foglio con l’articolo 9. Ovviamente se anche faccio leggere una norma di natura fiscale a un commercialista è molto complessa, ho preferito dunque io riassumere i termini dell’accordo politico raggiunto, riservandoci poi di valutare la trascrizione tecnica. Il problema è nato perché, dopo le opportune verifiche, ci siamo resi conto che non rispecchiava l’accordo politico, quindi c’è stato bisogno di questo passaggio che ha portato a un’ulteriore deliberazione del Cdm”. Pace fatta, dunque.
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