La guarigione di due pazienti non significa la sconfitta della malattia non ancora debellata
Era il 1981 quando venne riconosciuto per la prima volta il virus da immunodeficienza, molto probabilmente proveniente da un’infezione trasmessa dagli scimpanzè circa 50 anni prima. L’allarme mondiale fu convalidato da una pandemia a cui seguirono psicosi che ebbero conferma, della gravità della situazione, con la morte di personaggi famosi; il primo fu l’attore hollywoodiano Rock Hudson seguito da Anthony Perkins e poi dall’osannato Freddy Mercury. Erano gli anni ottanta del boom, dello sviluppo ma anche della cocaina, con il terrore della malattia di cui una corposa filmografia ne ha descritto e raccontato le paure e le meschinità; da Philadelphia a Dallas Buyers Club fino all’italiano Le fate ignoranti denunciando lo stesso filo conduttore: di Aids si muore.
Ci abbiamo convissuto, in tutti questi anni, con questa malattia, che da essere catalogata solo come un virus da contagio omosessuale è diventata la trasmissione proveniente da trasfusioni di sangue infetto e, infine, ha diminuito la sua mortalità senza però scomparire.
Dal sito aids.ch si ribadisce che “Da qualche anno è inoltre noto un’ulteriore metodo di protezione: i farmaci anti-HIV. L’effetto protettivo dei farmaci anti-HIV era già conosciuto nell’ambito della trasmissione madre-figlio. Diversi studi hanno dimostrato che una coerente terapia con medicinali antiretrovirali abbassa a tal punto la quantità di virus nel corpo che questi non possono più venire trasmessi attraverso i rapporti sessuali”. Le persone sieropositive senza infezioni sessualmente trasmissibili non sono contagiose per via sessuale se seguono una terapia antiretrovirale efficace secondo gli esperti svizzeri.
Da queste affermazioni rincuoranti il passo è stato velocissimo per arrivare alla notizia che gli scienziati hanno dato in questi ultimi giorni: “sono state cancellate le tracce del virus in un paziente sieropositivo”. È solo il secondo caso in tutto il mondo e i medici sono cauti nell’affermare che ci si è liberati dopo tanti anni di questa malattia ma la notizia è promettente. Il paziente non presenta più il virus dopo aver ottenuto un trapianto di midollo osseo da un donatore con una rara mutazione genetica resistente all’HIV. L’uomo, che viene chiamato “Il paziente di Londra” è un caso particolare perché, oltre all’AIDS contratto nel 2003, fu colpito nel 2012 da un linfoma del sangue a cui seguì, come ultima speranza di sopravvivenza, un trapianto da un donatore con una naturale resistenza al virus dell’Aids, che ha curato il tumore ed eliminato il virus.
I medici e i ricercatori chiariscono che si è ancora lontani da aver trovato una cura perché la cura dell’uomo di Londra è ancora pericolosa e complessa oltre che costosa. E, soprattutto, andrebbero cercati donatori con quella particolare e rara mutazione genetica.
Ravindra Gupta, il medico del team che ha curato il paziente di Londra ha confermato: “Al momento, l’unico modo per curare l’Hiv è con farmaci che soffocano il virus, farmaci che i pazienti devono assumere per tutta la vita”.
foto: Ansa