Il 12 agosto 2016 l’Unione democratica di centro (UDC) ha depositato l’iniziativa “Per l’autodeterminazione” che vuole sancire il primato del diritto costituzionale elvetico contro quello internazionale agli accordi firmati dalla
Svizzera. Il testo vuole obbligare le autorità svizzere ad adeguare i trattati internazionali che contraddicono la Costituzione e se necessario, denunciarli. Nella sessione primaverile il Consiglio degli stati aveva discusso la complessa iniziativa con la presenza di diversi giuristi che si sono “scontrati” su principi costituzionali e obblighi di diritto internazionale. La Camera alta ha respinto l’iniziativa con 36 voti contro 6 senza proporre un controprogetto. La scorsa settimana il dossier è stato discusso al Nazionale, ma il dibattito è sfociato in accesissimo battibecco tra UDC e gli altri deputati.
I sostenitori puntano a salvare la sovranità della Svizzera, perché la Costituzione è la fonte suprema del diritto della Confederazione. I contrari vedono in pericolo i diritti umani e spiegano che il principio del rispetto dei trattati va mantenuto e ci si attiene alle regole. L’iniziativa va contro gli interessi della Svizzera, con conviene alle imprese e ai cittadini e la Svizzera dovrebbe rinunciare alla Convenzione europea dei diritti umani. In generale non ha senso ancorare una regola rigida e prioritaria nella Costituzione.
Per l’UDC l’autodeterminazione della Svizzera è un tema storico di battaglia, perché essa permette al popolo di decidere senza intralci da parte dei giudici stranieri e del diritto internazionale. Alcuni deputati democentristi hanno inconsuetamente iniziato a fare diverse domande agli oratori. Al rifiuto di rispondere da parte di alcuni deputati, gli animi si sono surriscaldati. “Questo rifiuto di discutere è il primo assaggio della cancellazione della democrazia che vi apprestate a mettere in atto, dovreste vergognarvi” ha chiosato Roger Köppel, deputato di rango dell’UDC. Il punto più importante del testo per gli iniziativisti sono le decisioni dei cittadini, che “dovrebbero essere attuate, anche se un’iniziativa approvata contravviene al diritto internazionale” ha chiarito Hans-Ueli Vogt (UDC). “Ai politici, alle amministrazioni e ai giudici non garba che il popolo abbia voce in capitolo” ha detto Gregor Rutz (UDC), professore di diritto, aggiungendo che l’UDC è pronta “a discutere su una proposta migliore, ma che il Parlamento declina”. La discussione riprenderà oggi, ma la decisione del Nazionale di respingere l’iniziativa pare scontata. L’oggetto sarà sottoposto al popolo senza controprogetto.
G.S.