Con la parola “dongiovanni” s’intende il seduttore, il donnaiolo, il rubacuori, il puttaniere, il tombeur de femmes, il cascamorto, il playboy, il viveur, il libertino immortalato in varie opere letterarie e musicali. L’enciclopedia Wikipedia ne dà una descrizione dettagliata di cui riportiamo i passaggi più significativi:
«Personaggio leggendario che, specialmente nei paesi germanici, vuole essere interpretato come il mitico rappresentante della latina sensuale ebbrezza di vivere, in contrapposto a Faust, incarnazione delle tedesca burrascosa ansia di elevazione sopra il mondo dei sensi. Universamente, persino nel linguaggio comune, don Giovanni è oggi l’immagine simbolica della naturale attrazione dell’uomo verso la donna e verso l’amore, verso le voluttà della vita. Nel mutare dei tempi, soprattutto sopra questo elemento si è venuta concentrando la sua leggenda, cosicché la bianca immagine spettrale di “Convitato di pietra”, che, accettando l’invito, interviene al banchetto ultimo del peccatore, e, abbassata sopra di lui la sua fredda e pesante mano, lo conduce via con sé nei regni della giustizia e della morte, si è a poco a poco ritratta nello sfondo, sino a quasi dileguare. Di storico è ormai accertato che non c’è nella leggenda se non qualche nome di famiglie illustri di Spagna, ma probabilmnete intorno a qusto motivo della statua vendicatrice, la leggenda ha preso consistenza, quando, nell’immaginazione del popolo o nella fantasia di un poeta, esso si è unito e intrecciato con gli altri due motivi del godimento sensuale della vita e del dileggio della morte, già diffusissimi essi pure dal Medioevo in poi, e il primo particolarmente caro al Rinascimento: nella coscienza del peccato e della visione del giusto castigo di Dio, la figura del grande voluttuoso s’integrava in una piena profondità umana: usciva dal mondo della novellistica e dell’amena avventura, per diventare una di quelle immagini in cui gli uonini istintivamente riconoscono qualche aspetto di sé medesimi. Dove tale formazione della leggenda si sia dapprima compiuta, non si può asserire con certezza: gli Spagnoli la considerano come lora creazione, il Farinelli e altri dopo di lui propendano a crederla venuta dal Settentrione, sebbene coloritasi poi in Spagna d’evidente color locale: certo in Spagna raggiunse dapprima, per virtù d’arte, la sua intensa potenza di suggestione, e dalla Spagna percorse poi il mondo. Inserendosi tra il Tartufo e il Misantropo, la prosa del Don Giovanni al Festino di Pierre (1665), importò nella classica composta leggiadria del mondo molieresco una materia nuova ed eterogenea, che franse le tradizionali unità e condusse in singole scene il poeta a inconsueta drasticità di espressione. Rinnovarne tuttavia dall’interno lo spirito egli non poteva; e anche don Giovanni dovette adattarsi a vestir l’abito del cortigiano: non fu più l’incontenibile cavaliere che aveva “brio Y corazon en las carnes”, ma un elegante uomo di mondo, scettico, cinico, gaudente: della stessa stoffa dei personaggi delle altre commedie: persino fraterno a Tartuffe in ipocrisia. Certo il fine intuito delle piccole e grandi passioni degli uomini, che Moliere aveva in dono, si riaffermò una volta ancora: cosicché la commedia, sebbene scomparsa presto dalla scena di Parigi, potè dominare a lungo nel testo originale o nella rielaborazione di Corneille il giovane (Dom Juan, 1677) nelle scene d’Europa.
Per chiudere, permettetemi una piccola nota personale: la casa editrice il Filo di Roma mi pubblicò nel 2008 una raccolta di novelle intotolata «Quasi un Dongiovanni». Il tema principale dei racconti pone l’accento sulla crisi dell’uomo moderno, del latin lover incapace di sostenere la superiorità intellettuale e morale delle donne. Agli inizi del terzo millenno la situazione non è migliorata e il mondo femminile, nella vita privata, nella società, nella politica, nelle istituzioni, copre ormai un ruolo fondamentale che apparteneva agli uomini fino a qualche decennio fa. Il problema non è mettere in conpetizione i generi: i due sessi, pur avendo caratteri morfologici, psicologici e antropologici diversi, possono, in spirito di collaborazione, migliorare con le loro capacità e ingegni, lo sviluppo civile, economico e culturale della società.