Il ricavato della vendita delle azalee (9 milioni) andranno a finanziare 100 progetti dell’Airc contro la terribile malattia
Come ogni anno, la festa della mamma è stata l’occasione per l’Airc (l’Associazione italiana per la ricerca contro il cancro) di vendere in tutte le piazze del Paese (ben 3.600 domenica scorsa) una piantina di azalea a 15 euro, il cui introito va a beneficio della ricerca. Il ricavato, circa 9 milioni di euro, servirà a finanziare 100 progetti ritenuti utili per la ricerca sui tumori femminili, del seno e dell’ovaio. Va da sé che i tumori femminili indicati sono quelli più comuni e diffusi, esattamente come lo sono per gli uomini quello alla prostata
La ricerca si tinge di rosa, sempre più donne scienziate lavorano a progetti di ricerca importanti, di molti ne sono le coordinatrici. Non si va solo all’estero – che è un fatto drammaticamente reale – ma si torna anche dall’estero, come è il caso di vari scienziati. Il campo di tumori vede l’Italia nei primi posti nella classifica mondiale della ricerca. Non stupisce che proprio questa è la materia che vede impegnati ricercatori che sono “fuggiti” all’estero e che poi sono anche ritornati in strutture che non hanno nulla da invidiare a quelle che si trovano negli Usa o in altri Paesi.
Il 65% di coloro che sono impegnati nei laboratori dell’Airc sono donne, che sono anche il 45% di coloro che guidano i progetti. Insomma, un passo in avanti all’insegna del merito. Sul Corriere della Sera è apparso un articolo di Mario Pappagallo in cui si descrive il profilo scientifico di tre donne che coordinano altrettanti progetti di ricerca finalizzati a tre obiettivi scientifici diversi.
La prima è Marilena Iorio, 35 anni, milanese. E’ stata un anno presso il Kimmel Cancer Center dell’Università Thomas Jefferson di Philadelphia per fare una tesi sperimentale, poi è passata alla Columbus, dove “si è fatta le ossa” con varie pubblicazioni sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali. Rientrata in Italia per motivi sentimentali, si occupa della prevenzione e della diagnosi precoce. Attualmente la dottoressa Iorio si occupa di “micro Rna”. Di che si tratta? Quando una cellula tumorale si sviluppa e si replica, rilascia nel sangue quantità minime, addirittura infinitesimali, del suo Dna in formato, diciamo così, “trasmissione”. Questa traccia del Dna di una cellula tumorale si chiama Rna. Ecco, se si riesce ad individuarla tramite un prelievo di sangue, si capisce come si possa individuare la presenza di un tumore allo stato embrionale molto velocemente. Individuare le cellule Rna, insomma, significa scoprire un tumore quando esso non è percepito ancora dall’organismo come nemico. Si capisce, dunque che se la ricerca porterà al risultato di poter scoprire nel sangue la presenza di cellule Rna, anche il tumore sarà debellato più facilmente. Una cosa è combatterlo quando è piccolissimo, un’altra, invece, quando è già grande ed ha fatto danni. Ecco, la dottoressa Iorio si occupa attualmente per conto dell’Airc di scoprire le cellule Rna del tumore al seno.
L’altra ricercatrice di punta dell’Airc si trova a Roma, all’ospedale Regina Elena. Si chiama Giulia Fontemaggi, ha 39 anni e lavora sempre nel campo del tumore alla mammella ma su un filone diverso: è alla ricerca di “una chiave di cura tra un gene mutato e la cascata di fattori infiammatori in cui “sguazzano” le cellule di quei tumori resistenti a tutto”. La terza ricercatrice è salernitana, si chiama Lucia Del Mastro, ha 49 anni e lavora all’ospedale San Martino di Genova come oncologa. Dirige il reparto di terapie innovative. Uno degli ultimi progetti su cui ha lavorato riguarda la protezione della fertilità in donne giovani che dovranno essere sottoposte alla chemioterapia.
Oggi la ricerca non viene indirizzata verso la scoperta di un farmaco miracoloso. Il tumore è una malattia molto complessa, probabilmente non si riuscirà mai ad eliminare con un farmaco le cause che lo portano a svilupparsi. Si lavora, però, sulla prevenzione e soprattutto sulla diagnosi precoce o addirittura superprecoce, come sono appunto le cellule Rna nel sangue. Anche Veronesi sta sperimentando la possibilità di scoprire il tumore al polmone attraverso la presenza delle cellule Rna nel sangue. La via, insomma, è questa.
Il tumore sta diventando una malattia sempre più diffusa. In Italia ci sono complessivamente circa mille nuovi casi al giorno, circa 365 mila casi all’anno. Agli inizi del secolo scorso si ammalavano di tumore una persona ogni 30, oggi una persona su tre. C’è da dire, però, che la guarigione riguarda circa il 60% dei casi e per certi tumori anche il 90%.
La ricerca è una cosa seria, è da essa che vengono le speranze di guarigione di malattie molto gravi.