Dopo La taverna di Brest (ETS 2005) e La volontà dell’ovest (Book Editore 2024) con Dove i prati dormono (Eretica Editore 2025) si conclude la trilogia del viaggio di Salvatore Smedile. Bretagna, Spagna settentrionale e Irlanda sono tre luoghi dell’anima nei quali l’autore ritrova il suo nord e il suo ovest. Mutevolezza del clima e del paesaggio, imprevedibilità, compresenza di elementi apparentemente opposti, fascinazione di un territorio inquieto e una cultura comune legata al retroterra celtico. Si viaggia per conoscersi e ritrovarsi, avvicinarsi a qualcosa che ci abita dentro. La memoria, oltre ad essere una sequenza cronologica di azioni vissute nel tempo andato, è contemporaneamente una libera e creativa associazione di significanti non consequenziali.
Dove i prati dormono è composto da 50 poesie o microracconti in versi connessi con una storia più estesa. La chiusa finale ne racchiude il senso: “Raccogli le conchiglie che si alza / il mare…. Raccogli / le memorie che si torna a casa.”. Quando lasciamo luoghi che ci hanno affascinato non ci rimangono che i ricordi e le parole per tenerli vivi.
“Alla mia Irlanda” pronuncia la dedica del libro: un’idea personale di un’isola da cui è difficile prendere le distanze. Lo spirito celtico è intramontabile, perenne, ubiquo, al di là del mare e del tempo. “Qui si parla solo di te e delle tue fughe. / Nessuno sa dove ti nascondi…”. La raccolta avvia, sin dai primissimi versi, il tema della distanza e dell’alterità. L’identità non si risolve senza la relazione con un altro che la possa definire.
Lo stile, rispetto ai precedenti volumi della Trilogia del viaggio, va nella direzione di una essenzialità e densità più marcati. Il linguaggio è semplice, abbondano termini terreni e la musicalità dei versi si integra con asprezze intenzionali che tengono a distanza didascalie e facili romanticismi. Le composizioni sono in verso libero, regolato da un’andatura che si riorganizza nella naturalità dell’atto creativo.
La raccolta è un memoir di un doppio soggiorno estivo in Irlanda. Una sorta di epistolario scritto a qualcuno che non c’è più. Cielo, terra, mare e gli elementi mutevoli della natura costituiscono il panorama interiore di un’anima in cerca di sé stessa. Vita e morte sono solo apparentemente inconciliabili e un filo sottile le divide. La collina dei prati che dormono è un luogo di quiete, uno spazio intimo in cui poter sempre tornare.
Salvatore Smedile, nato a Winterthur (Svizzera tedesca) dove vive fino al 1992, quando si trasferisce in Italia. Nei suoi viaggi ha sempre trovato l’ispirazione per la propria scrittura, convinto che ogni geografia esteriore sia un percorso interiore di conoscenza.
Oltre a pubblicare vari libri di poesia, ha scritto per la compagnia teatrale Urzene numerosi spettacoli tra cui la Trilogia dell’eroe (Orlando, Ricardo, Rinaldo, 2013 – 2015).