L’intesa trovata a Ginevra dal Gruppo di azione sulla Siria sulla transizione è stata interpretata restrittivamente dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov
Escalation di violenza in Siria. La tregua, ormai, è solo un ricordo. Mercoledì della settimana scorsa un assalto di grandi proporzioni è stato portato contro la Tv satellitare filogovernativa a sud di Damasco, uccidendo giornalisti e guardie. Sono state sequestrate un numero imprecisato di persone ad opera degli assalitori, che sono oppositori del regime di Assad. Esponenti del Libero esercito siriano attribuiscono la responsabilità dell’attentato ad un gruppo di disertori, il che, se fosse vero, significherebbe che si stanno allargando le crepe nella compattezza dell’esercito del regime. Altri dicono che ad organizzare l’attentato siano estremisti che ormai hanno deciso di far esplodere la situazione.
L’attacco è avvenuto appena dopo che Assad aveva ufficialmente preso atto che “siamo entrati in una vera situazione di guerra, tutte le forze devono essere dirette alla vittoria”.L’escalation è tale che l’inviato dell’Onu per la Siria, Kofi Annan, aveva convocato a Ginevra per sabato scorso un summit per discutere sulla nuova situazione.
Contemporaneamente, in seguito all’abbattimento da parte siriana dell’aereo turco in ricognizione, c’è stato un irrigidimento della Turchia nei confronti del vicino ex amico. Erdogan ha cercato di coinvolgere la Nato nella vicenda, in quanto, secondo la Turchia, l’aereo abbattuto non avrebbe violato lo spazio aereo nazionale, cosa che la Siria contesta. Da parte americana, però, c’è stato un alt a qualsiasi azione che porti ad un intervento.
Intanto, però, la Turchia ha schierato ai confini mezzi blindati e batterie missilistiche antiaerei; la stessa cosa ha fatto Israele sulle alture del Golan. Israele teme una guerra ai suoi danni da parte sia della Siria che dall’Iran, che potrebbe approfittare della situazione di caos. L’Onu aveva proposto un nuovo governo formato da esponenti del regime e dell’opposizione, ma anche questa proposta sembra essere tramontata, insieme all’offerta dell’esilio ad Assad e alla sua famiglia da parte di Londra e Washington.
Nel vortice delle proposte di soluzione, i turchi hanno rispolverato quella di creare un corridoio umanitario appena dopo i confini, ma per ora non sembra avere molta fortuna, perché per attuarla ci sarebbe bisogno di un intervento no-fly-zone, che non potrà esserci fino a quando Russia e Cina manterranno il veto.
A dimostrazione che ci si trova in uno stato di pre-guerra, vale non solo la dichiarazione di un alto ufficiale israeliano che ha detto che “un attacco terroristico o una guerra può capitare in qualsiasi momento, ma anche e soprattutto l’uccisione di Kamal Ranaja, uno dei pezzi grossi di Hams a Damasco. Chi è stato ad ucciderlo? Kamal Ranaja era il braccio destro di un capo militare di Hamas ucciso nel 2010 a Dubai in un’operazione del Mossad israeliano. Tutto lascerebbe pensare alla presentazione del conto da parte dei servizi israeliani. Però, potrebbe essere stato eliminato dai sicari del regime di Assad per far ricadere la colpa sugli israeliani. O viceversa. Insomma, chi l’ha fatto mirava a creare una sorta di polveriera per avere bisogno di un fiammifero per far esplodere la bomba che è diventata la situazione in Siria.
Ecco, questo è il contesto in Siria alla vigilia della riunione del Gruppo di azione sulla Siria a Ginevra. Il 30 giugno scorso. Kofi Annan ha sostanzialmente ripresentato la sua proposta di un governo con esponenti del regime e dell’opposizione per “avviare un processo politico che porti ad una transizione che soddisfi le legittime aspirazioni del popolo siriano”. Questa volta, però, la proposta ha trovato l’accordo del Gruppo di azione sulla Siria, al punto che il Sottosegretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha dichiarato che “Assad ha i giorni contati” e che lavorerà ad una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza che appoggi la dichiarazione di Ginevra e preveda conseguenze vere e leali, sanzioni incluse, in caso di mancato rispetto.
Al termine della riunione di Ginevra, però, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha frenato sul significato dell’accordo raggiunto. Ha precisato, infatti, che il documento su cui oggi è stato trovato un accordo a Ginevra nel Gruppo di azione sulla Siria non implica che il presidente siriano Bashar al Assad debba dimettersi. Lavrov ha precisato che il testo di Ginevra “non impone precondizioni al processo di transizione”.
Non ci vuol molto a capire che ci troviamo all’inizio di una situazione pericolosa e che tutto può precipitare da un momento all’altro.