Alla ripresa dei lavori parlamentari, dopo un’estate infuocata sotto tutti i punti di vista, oggi come ieri la domanda sorge spontanea, ma è proprio così difficile formulare una legge elettorale, che raccolga il maggior consenso possibile sia in Parlamento che tra noi cittadini? Sì, io sono convinto che non è così difficile unire il pensiero della stragrande maggioranza di noi tutti, se ovviamente esiste da parte di tutti la volontà di operare. La mia riflessione è la riflessione della stragrande maggioranza del popolo italiano. Qualche anno fa, per un po’ di tempo, l’Italia si è stata caratterizzata dalla presenza e dell’alternanza di due poli, pertanto quando si parlava di maggioritario andava bene ad ambedue le parti, centro-destra e centro-sinistra. Oggi invece, è sotto gli occhi di tutti che il contesto politico italiano è cambiato, i due poli sono diventati tre.
Alla base di questa nuova realtà, il maggioritario non è più di moda, nessuno di noi permetterebbe che uno di questi tre poli, che ipoteticamente prenderebbe un 25/30% dei voti, governi il 100% degli italiani, qualunque sia il polo vincente. Nessuno di noi è disposto a firmare questa cambiale in bianco. In questo momento per capire chi il giorno dopo le votazioni è in grado di far ripartire l’Italia alla grande, ciò che serve all’Italia, senza retorica, è un proporzionale di coalizione secco. Ciò vuol dire che ognuno si deve guadagnare sul campo non solo il consenso come coalizione, ma anche il titolo di Senatore e di Deputato. Il premio di maggioranza deve andare alla coalizione e significa che un partito o gruppo facendo parte di una qualsiasi coalizione, se non raggiunge il 5% dei consensi resta fuori dal Parlamento.
In questo modo tutti partono da zero in modo paritario, con le stesse possibilità di riuscire nell’intento sia come singolo che come coalizione, cioè conquistare la guida del Governo. Chi invece si presenta da solo, per entrare in Parlamento, deve raggiungere almeno una percentuale del 10% dei consensi.
Ditemi voi se, è così difficile fare una legge elettorale di un’enorme semplicità e di una concretezza da far invidia a tanti altri Paesi? Naturalmente il presente sistema dev’essere omogeneo in entrambe le Camere e su tutto il territorio nazionale, altrimenti diventa un nulla di fatto.
Un altro importante passaggio da inserire in questa legge elettorale, è quello di regolare i fuori usciti, per quest’ultimi, non deve esserci il paracadute del gruppo misto, chi strada facendo non condivide il programma della coalizione di appartenenza se ne deve andare direttamente a casa, al suo posto subentra il primo dei non eletti. Questa dev’essere la formula della democrazia diretta. Questo messaggio avrà la forza di arrivare ai piani alti della politica italiana. La politica con la “P” maiuscola avrà la capacità in questo scorcio di fine legislatura di lasciarci un messaggio forte di un quinquennio, avaro di riforme strutturali, che ci avrebbe permesso di guardare al futuro della nostra cara Italia con più fiducia. La storia la scrivono gli italiani, non i capi bastoni. Pertanto la storia saggia com’è, a posteriori ci dirà la verità.
Ticchio Giuseppe
Cittadinanza solidare