È ‘light’, ridona il tatto e controllata dal pensiero
Ispirata ai robot umanoidi del film “Guerre stellari”, un team dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha sviluppato una innovativa mano bionica, destinata a quanti hanno subito un’amputazione, controllabile con il pensiero.
Secondo gli ideatori è in grado di trasformare il pensiero in movimento e di restituire sensazioni tattili senza richiedere la necessità di un intervento chirurgico per essere impiantata. Inoltre potrà essere messa in commercio a cifre molto basse, spiegano dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. “È una protesi da esibire e non da nascondere”, sintetizza Christian Cipriani, docente all’Istituto di BioRobotica e coordinatore del progetto ‘My-Hand’, finanziato con oltre 400 mila euro dal ministero dell’Istruzione, università e ricerca. In questo progetto è stata messa a punto la tecnologia per la protesi di mano che unisce bellezza e tecnologia.
“Il mercato è potenzialmente ampio: secondo alcune stime, ogni anno in Europa si contano oltre 2 mila nuovi casi di amputazione della mano. Il risultato principale di My-Hand è una innovativa protesi bionica di mano, dotata di sensori tattili e caratterizzata da una elevata destrezza, che le permette di compiere tutte le prese e le posture necessarie nella vita quotidiana. La protesi si distingue rispetto alle altre per il suo essere light tanto nel peso quanto nel costo, oltre che per la tecnologia e per il design che supera il concetto tradizionale di protesi di mano, a partire dalle modalità di connessione con il paziente che indosserà la protesi”, scrive Margherita Lopes su Adnkronos. “Siamo partiti progettando l’esterno l’involucro che contiene la tecnologia e – spiega Cipriani – in collaborazione con i designer del ‘Darc Studio’ di Roma, abbiamo sviluppato una protesi dall’estetica accattivante”. Gli ingegneri poi sotto la guida del ricercatore Marco Controzzi, hanno riempito di meccanismi, di tecnologia e di intelligenza artificiale l’interno della mano, raggiungendo un risultato che unisce funzionalità e robustezza a ricercatezza estetica. “La mano – sottolinea Controzzi – utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente. Un’altra novità tecnologica particolarmente rilevante – aggiunge – consiste in un meccanismo inventato all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, oggetto di brevetto internazionale, che, con un solo motore, consente la rotazione del pollice o la flessione dell’indice in maniera alternata. Questa possibilità garantisce l’esecuzione di tutte le prese senza influire sul peso ma garantendo un’elevata robustezza”.
“La mano, pur traducendo in movimenti le intenzioni della persona che la indossa e alla quale restituisce anche sensazioni tattili, non richiede inoltre interventi chirurgici per essere impiantata. I movimenti e le prese della mano possono essere attivate e controllate in maniera pressoché naturale attraverso sensori (facilmente) indossabili, i quali rilevano i segnali nervosi che attraversano i muscoli, quando si compiono tali movimenti. Così le intenzioni della persona possono diventare i movimenti della protesi. Ma come funziona? I sensori tattili integrati sulle dita registrano le interazioni con l’ambiente e – grazie a un sistema di piccoli vibratori posizionati sulla parte che resta dell’arto – è possibile restituire le sensazioni al tocco, ripristinando anche quello che i ricercatori definiscono il ritorno sensoriale fisiologico”, spiega ancora su Adnkronos Lopes.
“Si è trattato di una sfida molto ardua, ma siamo orgogliosi di averla accettata. Spesso abbiamo invaso il campo tecnico dei bioingegneri con l’arte e il design, ma abbiamo avviato una collaborazione efficace, in sinergia abbiamo elaborato un concept estremamente innovativo”, ha spiegato il designer Alessio Tommasetti del Darc Studio di Roma che ha contribuito al progetto con i disegni della protesi.