Il peggior attacco in quattro anni di violenze da parte di islamisti
Strage di fedeli in una moschea della penisola del Sinai, in Egitto, durante la preghiera del venerdì: sono almeno 235 le persone morte, tra cui ci sarebbero anche 27 bambini, nell’attacco messo a segno da uomini armati che hanno aperto il fuoco sui fedeli dopo l’esplosione di una bomba. Oltre 100 le persone rimaste ferite. Si tratta del peggior attacco messo a segno in quattro anni di violenze nel Sinai da parte degli islamisti. L’ufficio del presidente Abdel Fatah al Sisi ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale.
L’attacco è avvenuto nella moschea Rawda, situata a circa 40 chilometri a ovest del capoluogo del Sinai del Nord, El-Arish. Secondo un leader tribale e capo di una milizia dei Beduini impegnata contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis), la moschea è nota come luogo di ritrovo dei Sufi, considerati eretici dall’Isis perché credono nell’intercessione dei santi. In passato i jihadisti hanno rapito e decapitato un anziano leader sufi, accusato di praticare la magia, e hanno sequestrato diversi fedeli sufi, poi rilasciati a seguito del loro “pentimento”.
L’organizzazione egiziana dell’Isis ha ucciso negli ultimi anni centinaia di poliziotti e soldati, così come civili accusati di collaborare con le autorità, nella penisola del Sinai. E sono oltre 100 i cristiani rimasti uccisi negli attacchi messi a segno sia nel Sinai che in altre zone dell’Egitto.
“L’esercito e la polizia vendicheranno i nostri martiri e ristabiliranno con la forza la sicurezza e la stabilità in tempi brevi”: lo ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi.
Askanews
foto: Ansa