Letta passa il testimone: il terzo premier non eletto dal popolo è Matteo Renzi. Il leader del Partito Democratico si prepara al suo esecutivo. Tra i primi provvedimenti, i tagli dei costi dell’energia per le piccole imprese, la riduzione dell’Irap e il taglio dei costi della politica. Obiettivo del PD: governo fino al 2018
Dunque è Renzi il nuovo Premier italiano. L’Italia va a tentativi. E con lui siamo a quota tre presidenti in fila non eletti dal popolo, anche se in Italia questa prassi è consentita. Lo scorso fine settimana il Bel Paese è stato protagonista di una nuova vicenda politica eclatante, si cambia tutto, via Letta e al suo posto arriva l’uomo del momento: Matteo Renzi.
Lo sappiamo tutti chi è Matteo Renzi, è stato il protagonista assoluto di gran parte delle notizie degli ultimi tempi, ma una brevissima ricostruzione della sua lampante ascesa ci sembra il minimo riconoscimento e il giusto benvenuto al nostro nuovo premier. Sindaco di Firenze dal 2009 e segretario del PD dall’8 dicembre 2013 soffiando il posto a Bersani, Matteo Renzi è riuscito in pochissimo tempo a conquistare il favore e il consenso popolare grazie ad una intelligente politica dell’immagine. Presentazione brevissima senza ombra di dubbio, ma brevissima è stata anche la sua ascesa al governo solo dopo appena 3 mesi dalla sua promozione a segretario di partito. Renzi si è presentato come il bravo scout, anzi caposcout, che al suono del motto “Lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato” (Baden Powell) si è fatto strada fino ad arrivare ad essere l’unica proposta, se valida o meno ce lo dirà il tempo, all’attuale governo Letta. Adesso che il Capo dello Stato, Napolitano, ha dato il suo consenso, Renzi avrà sicuramente a disposizione un piano per applicare il suo motto e a dire il vero non dovrebbe venirgli neanche tanto difficile: chi riesce ad immaginare un’Italia peggiore di quella che ha trovato?
Dopo le consultazioni tenutesi sabato 15 febbraio tra le 10 e le 20, nel corso delle quali Giorgio Napolitano ha incontrato i vertici dei gruppi politici presenti in Parlamento, il Capo dello Stato ha concluso sostenendo che “tutte le delegazioni si sono impegnate entrando nel merito del superamento della crisi, indicando temi e priorità che saranno posti al centro dell’attenzione del premier incaricato”. Tra i presenti ha destato molto scalpore la presenza e la partecipazione del leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Non tutti, infatti, hanno apprezzato la presenza di un pregiudicato al Colle. “La nostra sarà un’opposizione responsabile” sostiene Berlusconi, precisando che il suo maggior interesse è che siano mantenuti “gli accordi raggiunti sulla legge elettorale e sulle riforme di Titolo V e Senato”. Chi invece non sembra così fiducioso è Angelino Alfano, leader del Nuovo Centro Destra (Ncd) che si dichiara pronto ad un deciso no “a un governo che si sposta a sinistra”. Mentre c’è chi l’opposizione l’ha esposta con una “contro consultazione” davanti Montecitorio. I grillini del M5S, infatti, hanno dato vita ad una sorta di manifestazione con circa un centinaio di attivisti a seguito. “Hanno paura delle elezioni, perché le vinciamo noi”, ha detto il capogruppo alla Camera Alessandro Di Battista. L’incarico Renzi lo ha ricevuto direttamente dal Capo dello Stato la mattina di Lunedì 17, ricevendo un’accoglienza non proprio delle migliori con un gruppo di manifestanti di Fratelli d’Italia che salutano in neo premier al grido “Elezioni!”, mentre diversi manifesti citano la famosa frase di Renzi “Non sarò mai presidente del Consiglio senza essere eletto”. Cosa farà l’enfant prodige del PD una volta insediatosi a Palazzo Chigi? Secondo quanto sostengono i suoi fedelissimi, il sindaco del capoluogo toscano, sin dai primi giorni del suo insediamento, entrerà nel vivo del gioco insieme ad una squadra di ministri, ridotta in numero, ma di “altissimo profilo” per realizzare ciò che lui chiama “rivoluzione radicale”. “Al governo Matteo farà subito i fuochi di artificio, provvedimenti concreti e molto popolari”, assicurano i renziani e tra i più immediati in prima linea il taglio del 10 per cento dei costi dell’energia per le piccole imprese, l’aumento delle rendite finanziarie per ridurre l’Irap del 10 per cento, la fatturazione elettronica ai pagamenti elettronici, il taglio dei costi della politica e la scure sulle pensioni d’oro. Ma tra i primi ostacoli che il nuovo Premier si trova ad affrontare ci sono le tensioni interne al partito. L’opposizione ha un nome preciso che è quello di Civati che insieme ad altri 5 senatori democratici minacciano di non dare la fiducia in aula al nuovo Premier in pectore. Nel frattempo è iniziato anche il toto ministri e i nomi in lista sono ben 50 per 16-18 ministeri al massimo. Ancora è tutto da decidere, mentre si sono già tirati indietro Prodi, Baricco, Montezemolo e Reichlin, Guerra e Bini Smaghi per l’economia. L’unica cosa certa è che Renzi punta su un governo snello, per il resto aspettiamo di vedere come si evolve la situazione.
Questa è una settimana delicata per Renzi e per tutta l’Italia, sarà in questi giorni, infatti, che si delineeranno i contorni precisi del nuovo Governo italiano e il futuro del popolo.