Il Partito di radici islamiche Giustizia e Sviluppo (Akp, del premier turco Recep Tayyip Erdogan), ha vinto le elezioni amministrative svoltesi in Turchia ed è rimasto il primo partito del Paese; ma ne è uscito ridimensionato rispetto alle amministrative del 2004 e alle politiche del 2007 e ne ha indubbiamente sofferto anche l’immagine di Erdogan, che aveva fatto di queste consultazioni una sorta di referendum sugli ultimi sei anni del suo governo.
L’Akp si è attestato attorno al 39.2% dei voti, due punti in meno delle elezioni del 2004 e ben otto meno di quelle del 2007, un risultato che mette ora Erdogan nella scomoda posizione di dover fare un’analisi di coscienza per spiegarsi perché, per la prima volta da sette anni, la sua formazione politica, “ha cominciato a perdere sangue”.
Tra le possibili cause, secondo alcuni analisti, la rabbia di decine di migliaia di lavoratori turchi rimasti senza lavoro, che hanno voluto così “punire’’ un governo da più parti accusato di aver per troppo tempo sottovalutato la crisi economica globale che Erdogan insiste a sostenere che colpirà il Paese solo in modo marginale.
Ma forse ha avuto il suo peso anche il risentimento di altre migliaia di islamici ortodossi che si sono sentiti traditi dal premier, il quale – soprattutto in funzione filo-europea – ha più volte rinnegato le radici islamici del suo partito.
Lo proverebbe il fatto che il piccolo partito fondamentalista islamico della Felicità (Saadet) che alle politiche del 2007 aveva ottenuto un misero 2.3%, ora ha ricevuto il 5.6% delle preferenze, più del doppio.
Da parte sua, il Partito Repubblicano del Popolo (Chp, socialdemocratico all’opposizione) ha ottenuto un ragguardevole 21.5% di preferenze rispetto al risultato delle amministrative del 2004 (18.30%), guadagnando anche in confronto alle politiche del 2007 (20.80%).
Ha guadagnato anche il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp) che, stando ai dati finora diffusi, ha ottenuto il 16.55% contro il 10% del 2004 e il 14.25% del 2007.
Per quanto riguarda l’assegnazione dei sindaci delle principali città, l’Akp sembra – pur avendo perso terreno – che manterrà Istanbul e Ankara, il Chp tiene stretta la sua roccaforte Smirne, e la maggiore città della Turchia sud-orientale, Diyarbakir, resta saldamente nelle mani del filo-curdo Partito della Società Democratica (Dtp).
La giornata elettorale è stata purtroppo funestata da gravi scontri tra sostenitori di opposti partiti politici in varie località, soprattutto nella parte sudorientale della Turchia, scontri che hanno provocato almeno sei morti ed oltre 50 feriti.