La scorsa settimana il ministro della difesa Ueli Maurer ha presentato il suo progetto per l’Ulteriore sviluppo dell’esercito (USEs), finalmente adottato dal governo dopo essere stato rimandato più volte. “Sarà un esercito decisamente più piccolo”, ha spiegato Maurer, “ma la Svizzera avrà finalmente un esercito ben equipaggiato”. L’effettivo dell’esercito passerà da 200.000 a 100.000 soldati, i giorni dell’istruzione dei militari saranno ridotti da 260 a 225, la scuola reclute sarà di 18 settimane anziché 21 e i corsi di ripetizione di due settimane ciascuno.
Il progetto prevede di migliorare l’istruzione e la grande novità è la reintroduzione di una mobilitazione più rapida. Le truppe saranno migliorate mediante un equipaggiamento moderno e nell’arco di 10 giorni 35.000 soldati dovranno essere pronti in caso di minacce o catastrofi. Il finanziamento dell’ esercito comporterà un leggero limite di spesa in confronto a quanto chiedeva il parlamento. Per il primo quadriennio 2017-2020 si prevede una spesa di 4.875 miliardi di franchi l’anno. È però un budget superiore a quanto il Consiglio federale era disposto a versare. “Una parte del finanziamento sarà impiegata per le lacune dell’equipaggiamento che sarà modernizzato”, ha detto Maurer, mentre fra quattro-cinque anni sarà valutata la procedura per l’acquisto di nuovi caccia da combattimento.
Le proposte di Maurer non avranno vita facile in parlamento. Da sinistra e da destra sono piovute critiche all’USEs. Il Partito socialista (PS) ha definito “senza concetto” la riforma e critica Maurer di non “avere imparato dalla votazione sui Gripen” e chiede “più soldi senza avere una strategia fondata”, soprattutto in materia di sicurezza. Di parere opposto l’Unione democratica di centro (UDC) che chiede più soldi. Un risparmio nella cooperazione internazionale permetterebbe di adeguare le risorse finanziarie a 5.4 miliardi. Inoltre l’UDC vuole ridurre l’attuale esercito a 120.000.