I dati del secondo sondaggio di gfs.bern indicano che la votazione sull’iniziativa dei Verdi per un abbandono pianificato dell’energia nucleare resta apertissima
In Svizzera sono in funzione cinque centrali nucleari che producono circa il 40% dell’energia elettrica del Paese e tutte le centrali hanno una licenza d’esercizio illimitata. La loro attività è lecita fin quando rispetteranno tutte le norme di sicurezza. Ma dopo l’incidente della centrale di Fukushima in Giappone, il Parlamento e il Consiglio federale hanno deciso l’abbandono graduale del nucleare. Ciò significa che in Svizzera non potranno essere più costruite nuove centrali e l’abbandono rientra nella “Strategia energetica 2050”, che sostiene la produzione di energie rinnovabili.
Il partito dei Verdi, d’accordo sul divieto per nuove centrali, vuole però limitare il periodo di attività delle centrali di Beznau I e II e Mühleberg entro il 2017, di Gösgen nel 2024 e di Leibstadt nel 2029. Per questo i Verdi hanno lanciato l’iniziativa popolare “Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare” sulla quale i cittadini svizzeri voteranno il 27 novembre 2016 e che richiederà la doppia maggioranza di votanti e cantoni. I dati della seconda indagine demoscopica di gfs.bern danno ancora in vantaggio i favorevoli, ma i contrari hanno guadagnato 10 punti percentuali. Entrambi i fronti restano poco sotto la maggioranza assoluta: i favorevoli al 48% (-9 punti) e i contrari al 46% con una quota di indecisi del 6%. L’evoluzione sulle iniziative di sinistra è consueta e vede con il passare del tempo un’involuzione del Sì e la risalita del No e se la tendenza attuale dovesse continuare, alle urne l’oggetto sarebbe respinto. L’opposizione all’iniziativa è forte soprattutto nelle zone rurali, nella Svizzera tedesca e nelle fila dei partiti borghesi di destra UDC e PLR. Il sostegno arriva dalla Svizzera urbana e latina, dal ceto sociale con una formazione superiore e dai votanti vicino alla sinistra.
Dunque il risultato resterà incerto fino alla chiusura delle urne e l’istituto gfs.bern invita a restare cauti. L’argomento principale del comitato d’iniziativa è la sicurezza che lo spegnimento delle centrali verrebbe a creare, perché il pericolo di una catastrofe nucleare è sempre presente con l’esito di contaminazione per ampie zone della Svizzera. Inoltre diminuirebbe la produzione di scorie radioattive. Un Sì alle urne sarebbe la garanzia che gli investimenti per il potenziamento delle energie rinnovabili sarebbero intensificati. Contrari il Parlamento e il Consiglio federale che non vedono di buon auspicio lo spegnimento “precipitoso delle nucleari svizzere” e non ci sarebbe il tempo necessario di sostituirle con l’energia rinnovabile. Ciò comporterebbe l’aumento delle importazioni di energia elettrica dall’estero da nucleari non necessariamente “pulite”. Con la “Strategia energetica 2050” il Governo punta su un abbandono del nucleare che vada di pari passo con il potenziamento delle fonti di energie rinnovabili.
G.S.