Il Tribunale amministrativo federale (TAF) ha dato ragione a un cliente di Credit Suisse
II TAF ha nuovamente frenato la trasmissione di dati bancari agli Stati Uniti. Nel settembre 2011 l’autorità fiscale degli Stati Uniti aveva chiesto a Berna l’assistenza amministrativa, che esigeva la consegna di dati bancari di contribuenti americani clienti di Credit Suisse sospettati di frode fiscale. L’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC) in possesso dei dati di Credit Suisse da novembre 2011 dice sì all’assistenza a inizio 2012. Più di 30 clienti fanno però ricorso e l’11 aprile il TAF accoglie il ricorso di uno di loro fermando la consegna dei dati bancari. La domanda presentata da Washington in questo caso è stata ritenuta troppo vaga. Il presidente del TAF, Markus Metz, ha spiegato ai microfoni della Televisione svizzero tedesca, che il tribunale nella sua decisione si “è basato sull’accordo di doppia imposizione con gli USA”. La legge attualmente in vigore prevede l’assistenza amministrativa solo in caso di frode fiscale, mentre la richiesta da Washington riguardava al massimo la sottrazione d’imposte, che non può essere oggetto per chiedere l’assistenza amministrativa. La decisione del TAF non aiuta di certo i negoziati attualmente in corso tra Svizzera e Stati Uniti. Il Dipartimento federale delle finanze (DFF) ha preso atto della sentenza, ma è chiaro che gli Stati Uniti dovranno in futuro formulare le loro richieste di assistenza amministrativa in modo più dettagliato. Gli altri clienti che hanno fatto ricorso, sperano che la sentenza del TAF valga anche per loro. Il trasferimento dei dati è per ora bloccato, ma agli Stati Uniti basterebbe che il Parlamento americano ratificasse il nuovo accordo di doppia imposizione con la Svizzera per ottenere una maggiore assistenza amministrativa anche in caso di sospetto di evasione fiscale.
Il Parlamento elvetico ha già ratificato il nuovo accordo e ha così passato la palla a Washington. La differenza tra vecchio e nuovo accordo prevede l’assistenza anche in caso di evasione fiscale e dunque può essere da stimolo alla ratifica anche da parte americana. Con la nuova intensa tra Berna e Washington la decisione del TAF sarebbe superata. “La Svizzera ha fatto tutto il possibile andando con gli USA oltre gli standard internazionali”, ha detto Peter V. Kunz, Professore di diritto economico dell’UNI Berna, “ se il Senato americano non ha voglia di ratificare l’accordo, questo non è un problema svizzero”. Nel fine settimana la “Tages Anzeiger” aveva rivelato in un articolo apparso sabato 14 aprile che da qualche tempo il governo aveva autorizzato le undici banche coinvolte di rivelare dati non codificati, da cui sono esclusi i clienti e riguardano i dipendenti delle banche elvetiche nel mirino delle autorità americane. La portavoce del DFF, Nadia Batzig ha confermato all’ats che il Consiglio federale ha autorizzato la trasmissione di dati con criptati, precisando che la decisione è stata presa per salvaguardare gli interessi degli istituti (tra cui Credit Suisse, Julius Bär e Banca cantonale di Zurigo) e allentare la pressione nei loro confronti da parte delle autorità di Washington. Alla fine di gennaio il governo aveva dato il via libera a documenti (e-mail in particolare) però con informazioni criptate e la chiave sarebbe stata consegnata soltanto dopo una soluzione globale della vertenza tra Washington e le undici società di credito svizzere.
G.S.