Passano gli anni, cambiano i governi, le mode e i tempi. Ma se c’è una cosa che non cambia è la condizione di precarietà in cui vive da sempre l’uomo. Una delle frasi che negli anni e con il mutare delle cose e degli eventi, non è mai cambiata è “non c’è lavoro”. È per questo che si veniva in Svizzera negli anni ’60 con la prima ondata di italiani migranti che hanno messo le basi per la nostra comunità oltre i confini, è sempre per la stessa ragione che negli anni avvenire, con ondate più o meno consistenti, sono continuati ad arrivare i connazionali in territorio elvetico.
Una volta, raccontano i “pionieri”, i primi italiani arrivati in Svizzera, il lavoro ti aspettava in stazione. Narra la leggenda, infatti, che molti capicantiere attendevano scendere la manodopera dal treno. Arrivavi ed eri assunto. Sia vero o no, non lo sappiamo, ci piace però cullarci nell’idea romantica dell’italiano con la famosa valigia di cartone che dopo l’estenuante viaggio della speranza riesce a trovare il lavoro tanto agognato. Adesso – premesso che sono cambiate esigenze ed aspettative del datore di lavoro e del lavoratore – “non c’è lavoro” neanche in Svizzera, in Inghilterra, in Germania. O per meglio dire, si fatica molto di più a trovarlo. Sbirciando nei forum e nei gruppi social di italiani all’estero, sono tantissimi gli italiani che esasperati annunciano di voler lasciare la propria terra con la speranza di trovare il lavoro altrove e che chiedono consigli e cercano informazioni, la Svizzera risulta ancora una delle mete più ambite. È brutto però costatare il malcontento generale per chi arriva e riscontra tantissima difficoltà nel trovare un posto di lavoro, alcuni addirittura cedono al dietrofront, confortati forse da quel reddito di cittadinanza che sembra essere diventato ormai l’ultimo appiglio. Cosa c’è allora da festeggiare, si chiedono in molti, il giorno del 1° maggio, quello detto del lavoro o dei lavoratori? Questa festa del lavoro in Italia non sarà, ancora una volta, condivisa da tanti: l’ISTAT ha comunicato gli ultimi dati riguardanti il tasso di disoccupazione in Italia che è cresciuto dal 10,5% al 10,7%, di conseguenza il tasso di occupazione è sceso al 58,6% (-0,1 punti percentuali). E la tendenza non sembra che cambierà, almeno per ora. A livello europeo, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato dal 32 al 32,8% da giugno a febbraio, piazzando l’Italia al secondo posto tra i peggiori in Europa dopo la Grecia e prima della Spagna. I dati non sono confortanti, per questo a molti è passata la voglia di festeggiare, invece è fondamentale continuare a celebrare la festa del 1° maggio per portare in primo piano l’importanza del lavoro per tutti, non solo come mezzo di sostentamento, ma soprattutto come valore indispensabile per la dignità dell’uomo.
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