Il ballottaggio ha decretato la sconfitta della Aubry
Martine Aubry ha ammesso la sconfitta alle primarie in un discorso pronunciato davanti ai militanti nella sede storica del Partito socialista francese, a rue Solferino. “Le primarie – ha detto la Aubry riferendosi a Francois Hollande – lo hanno reso più legittimo e più forte nella battaglia contro la destra. Ora è il momento di unirsi intorno a lui”. Nella stessa sede il neocandidato alle presidenziali per la ‘gauche’ ha affermato: “Dovrò essere all’altezza delle attese dei francesi che non ne possono più della politica di Nicolas Sarkozy”, assicurando che “consacrerà ogni energia” all’obiettivo di conquistare l’Eliseo. Un abbraccio e un bacio tra il vincitore delle primarie, Francois Hollande, e la sconfitta, Martine Aubry, hanno suggellato la serata elettorale della gauche in Francia. La Aubry ha accolto Hollande nella sede del partito, a rue Solferino, dove i militanti riuniti hanno acclamato il candidato alle presidenziali appena eletto. Subito dopo l’abbraccio fra i due, sono apparsi – per stringersi tutti la mano insieme davanti all’entusiasmo dei presenti – Segolene Royal e gli altri candidati eliminati al primo turno. I militanti hanno accolto con grandi applausi il gesto di ritrovata intesa fra i due avversari, intonando lo slogan: ‘on va gagner’, vinceremo. Le sue lunghe indecisioni avevano acceso i sospetti che Martine Aubry avrebbe gettato la spugna come fece suo padre, Jacques Delors, l’uomo simbolo della social-democrazia europea che rinunciò all’Eliseo nel 1995. Non é stato così per la Aubry che, a 61 anni, ha provato ad essere lei la candidata della gauche alla presidenza della Repubblica. E ha dato battaglia fino all’ultimo voto all’avversario Francois Hollande. Quando il 28 giugno scorso la leader del Ps ha annunciato di voler correre per le presidenziali aveva già accumulato più di sei mesi di ritardo sul rivale più temuto. A frenare la Aubry era stato un patto di non belligeranza con Dominique Strauss-Kahn, prima che lo scandalo di New York costringesse l’ex direttore del FMI ad uscire di scena proprio quando i sondaggi lo davano vittorioso contro Nicolas Sarkozy nel 2012. Per lei si trattava di scrollarsi di dosso la veste della candidata di riserva e recuperare il tempo perso. Lavoratrice ed esigente con i suoi collaboratori, la Aubry si è fatta portavoce della gauche più intransigente, dogmatica per detrattori, ed è spesso stata etichettata come aggressiva: “La Francia ha bisogno di un presidente forte ed esperto”, ha più volte ribadito, alludendo al fatto che il suo principale sfidante non è mai stato ministro. Lei, invece, sindaco di Lille da 10 anni, in 30 anni di carriera è stata più volte ministro, in particolare del Lavoro. I francesi la chiamano ancora “Madame 35 heures” per aver ispirato la controversa riforma sulla riduzione dell’orario di lavoro settimanale. Nel 2008, dopo una sfida all’ultimo voto con Segolene Royal, fu eletta segretario del Ps. Proprio da Hollande riprese in mano le redini di un partito frammentato e alla deriva. Un “grande corpo malato”, lo aveva definito all’epoca il filosofo Bernard-Henri Levy. Si rimboccò le maniche e lo ricostruì. La sua determinazione gli vale il soprannome di “Merkel di sinistra”. Del resto, la Aubry, sposata in seconde nozze con un avvocato e madre di una giovane donna, con la cancelliera tedesca condivide la stessa discrezione nel privato e l’austero rigore nel vestire. Un’austerità a volte molto marcata, che gli è stata talvolta rimproverata.