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4 May 2024
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Società

Indignatevi!

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Questo il titolo di un libro di 32 pagine scritto dal novantatreenne francese Stephane Hessel che si rivolge ai suoi concittadini e li invita a reagire di fronte alla grande discrepanza tra i ricchi e i poveri e alla dittatura dei mercati finanziari. Il libro, tradotto in molte lingue, ha avuto un’ampia diffusione ed ha contribuito a determinare il risveglio di tante coscienze

Il movimento degli Indignados è sorto in Spagna, si è diffuso in Egitto, Grecia, Tunisia e in America (manifestazione a Wall Street, recente occupazione del ponte di BrooKlin). Anche in Italia sono sorti movimenti di Indignati che hanno organizzato manifestazioni a Milano, Bologna, Torino, Roma. Per maggiori informazioni potete consultare il sito http://www.italianrevolution.org/Anche noi italiani abbiamo motivi di indignazione? Che ne pensate della attuale situazione economica e lavorativa? Dopo aver a lungo negato l’esistenza di una crisi e aver detto che in Italia non era il caso di preoccuparsi, in pochi mesi sono state approvate ben due finanziarie pesantissime. Si dice inoltre che ne saranno necessarie altre perché il costo degli interessi che lo Stato deve pagare sui Bot continua a creare passivi. Il peso delle manovre economiche tuttavia dovrà essere sopportato in prevalenza dai ceti che sono già fortemente tassati. Ci si chiede: chi ha la colpa di tanto debito pubblico? Perchè i mercati finanziari devono influenzare la vita di tante persone e che fa la politica per aiutare i cittadini? Che dire di chi continua ad evadere le tasse, ma si permette un alto tenore di vita? La gente si chiede se non sarebbe il caso di adottare altre misure per trovare il denaro necessario, come per esempio ridurre gli stipendi a politici, banchieri, alti dirigenti, a chi siede nei consigli di amministrazione, nei consigli provinciali o regionali, a chi guadagna almeno quanto 10 persone normali. La forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più ed aumenta il numero dei poveri e dei “working poors.” Parimenti, grazie all’aumento dell’Iva, aumenterà il costo delle merci… e di conseguenza il costo della vita. Intanto ci saranno tagli alla sanità, all’istruzione… in breve si pagherà tutto di più, ma in compenso si avranno meno servizi. Se poi si parla del mondo del lavoro il discorso si fa tragico: quanti cassa integrati, non occupati, disoccupati, quanto lavoro in nero? Dove è la crescita del nostro Paese? Come si fa a crescere se le possibilità di sviluppo sono nelle mani di pochi e l’eventuale guadagno va nelle mani di quei pochi che non investono per il bene del Paese, ma cercano solo il tornaconto personale?Dove è finito il merito? In un’intervista del “Fatto quotidiano” del 26 settembre Prodi sosteneva che al giorno d’oggi lo stesso De Gasperi non farebbe la carriera politica che ha fatto e che al massimo, se tutto andasse bene, resterebbe per tutta la vita bibliotecario, il lavoro che faceva all’inizio. Se ci si guarda intorno si vede che il merito non vale più nulla. Questo sentono i nostri giovani che non hanno più speranza. Vedono in genere trovare lavoro solo con raccomandazione e quindi pensano di non poterlo più avere e spesso non lo cercano più. Spesso vedono andare avanti chi è ben protetto, chi fa il furbo, chi scende a compromessi, non chi sa fare bene il lavoro ed è più competente e preparato. Sono sfiduciati e non vogliono più mettersi in gioco se queste sono le nuove regole. Alcuni tuttavia resistono, si impegnano ugualmente e svolgono il lavoro in modo serio e responsabile, senza ricevere riconoscimenti, promozioni, ma avvertono il sapore dell’ingiustizia. Altri cercano lavoro e fortuna all’estero e partono con il computer, i loro sogni e la loro preparazione. Così l’Italia si impoverisce sempre di più! La conseguenza peggiore della assurda e pesante situazione in cui oggi si vive è la mancanza di speranza di molti italiani. Vedono che non c’è futuro: mancano per loro reali possibilità di lavoro e di sviluppo e quindi viene meno la voglia di vincere, la fiducia nelle proprie capacità e nel futuro dell’Italia..Ecco per tutto questo dobbiamo indignarci anche noi, dobbiamo ritrovare la speranza e lottare perché la situazione cambi e perché tornino i valori che sono alla base di una società civile e degna di rispetto. Il mondo della finanza non dovrebbe dominare quello della politica e decidere il destino di tanti esseri umani. Tutti questi geni della finanza e dell’economia non dovrebbero essere responsabili delle loro scelte e pagare le conseguenze dei loro sbagli? O devono essere sempre innocenti e il disastro economico da loro causato deve essere pagato da altri? Ugualmente molti credono che delle scelte politiche sbagliate dovrebbero rispondere le persone che le hanno prese! Proprio adesso è il momento di reagire, di manifestare il dissenso, ma anche di trasmettere messaggi positivi, di far circolare idee costruttive, di collaborare con le organizzazioni sindacali che si preoccupano del futuro dei lavoratori, con le associazioni più serie ed impegnate su questi temi. Si deve partecipare alla vita politica, essere cittadinanza attiva, sostenere i giornali che con coraggio diffondono principi di libertà e legalità, aderire ai partiti politici più consapevoli e impegnati per renderli più forti e per costruire insieme una società diversa da quella attuale. Una società basata su principi morali, rispettosa verso gli individui, attenta ai loro bisogni reali, che dia spazio al merito, alla speranza, ai giovani, alle donne, alla cultura. Il sentimento dell’indignazione è certamente importante per svegliare le coscienze, è il primo passo contro l’indifferenza e l’apatia. Si deve essere costruttivi e prevedere un cammino di impegno, ricerca, riflessione e perseguimento di obiettivi. Si deve passare alla fase due: il programma è creare una società più giusta e di progresso per tutti. Per poterla realizzare, però, non si può stare da soli, si deve uscire dall’isolamento, cercare consenso, creare alleanze e impegnarsi tutti insieme.

Voi che ne dite?

 

Antonia Pichi

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