Hanno agito di giorno, incuranti del traffico cittadino e dei passanti che affollano la zona. Che sia stata la bravata di un gruppo di ragazzi, l’atto di un emarginato sociale o un messaggio inquietante, il gesto è grave perché colpisce un luogo della memoria: l’albero di Falcone, scelto da cittadini e studenti, dopo l’eccidio di Capaci, per lasciare messaggi di cordoglio e speranza, in una città assediata dalla mafia. Il tronco della magnolia, che si trova davanti al palazzo in cui Giovanni Falcone abitava, è spoglio: decine di lettere, messaggi, disegni sono stati rubati.
Sparite anche le foto del magistrato e di uno degli agenti di scorta uccisi, insieme a lui, il 23 maggio del 1992 e lo striscione che ha aperto i cortei della memoria: un lenzuolo bianco con sopra le immagini di Falcone e Borsellino vicini; sotto la scritta “Le vostre idee camminano sulle nostre gambe”.
La polizia insegue più piste e finora non ne esclude nessuna. La testimonianza di alcuni cittadini, sentiti dagli agenti della Mobile, fa ipotizzare agli inquirenti, tra le altre possibilità, anche quella del gesto di una persona socialmente emarginata. Gli investigatori potranno contare anche sull’aiuto delle immagini delle videocamere piazzate davanti ai tanti negozi della zona. La scientifica visionerà le riprese.
Intanto, ricordi, testimonianze e simboli sono stati portati via da chi non ha temuto gli sguardi delle decine di persone che si trovano a passare davanti al palazzo, in via Notarbartolo, pieno centro di Palermo. A denunciare il furto alla polizia è stato il portiere dello stabile. “Un gesto deprecabile e un attentato alla memoria di Falcone e dell’azione antimafia”, ha commentato, poco dopo la diffusione della notizia, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che ha però voluto sottolineare la distanza tra la “vera Palermo e chi compie gesti simili”. Il magistrato ha lanciato un appello a cittadini e studenti: “Tornate davanti all’albero, e riempitelo di nuovo delle vostre testimonianze”.
Appello raccolto subito dalla sorella di Falcone, Maria, che da anni porta nelle scuole il ricordo e la testimonianza del giudice assassinato e organizza le manifestazioni di commemorazione dell’eccidio. “Noi saremo lì, con studenti e professori delle scuole di Palermo e con il prefetto, per rimettere nuovamente sull’albero i tanti disegni e messaggi che i ragazzi hanno preparato. Potranno togliere i disegni e le foto cento volte, ma possono stare tranquilli che le rimetteremo mille volte. E a farlo saranno soprattutto i ragazzi”. Indignata, la Falcone ha sottolineato che il “grave episodio avviene proprio un mese prima del 23 maggio”. Molto dure anche le parole di Rita Borsellino, eurodeputato del Pd e sorella di un altro magistrato assassinato da Cosa nostra: Paolo Borsellino, amico e collega di Falcone, ucciso nell’esplosione di un’autobomba piazzata davanti alla casa della madre, meno di due mesi dopo l’eccidio di Capaci. “Nessun atto vandalico sarebbe in grado di scalfire la memoria dell’antimafia – ha commentato – e sono sicura che i palermitani sapranno reagire così come hanno fatto in tutti questi anni”.