Oggi i leader mondiali del G20 si incontrano per la prima volta dopo le elezioni americane. È un incontro importante, più del solito, perché con il cambiamento della presidenza USA molti dei temi caldi potrebbero essere rimessi in discussione. Il vertice, che si svolge a Rio de Janeiro, è in programma nei giorno di 18 e 19 novembre e conclude la presidenza brasiliana. Tra i temi in programma c’è la transazione energetica, così come gli argomenti che riguardano l’impegno per un mondo più equo e un pianeta sostenibile.
In prima fila Giorgia Meloni che ha avuto un incontro bilaterale con Lula da Silva, nel corso del quale i due Leader hanno discusso sull’opportunità di concludere un nuovo Piano d’Azione del Partenariato Strategico Italia-Brasile per il quinquennio 2025-2030. Con Lula la Premier italiana può dirsi in sintonia su vari aspetti, primo fra tutti la lotta alla povertà e i piani alimentari, mentre le cose si complicano quando si considerano le tasse ai super-ricchi. Qui infatti ci sarà da scontrarsi con uno scoglio duro, quello del presidente argentino Javier Milei, che sta provando a scardinare le precedenti intese. E sembra che, forte dell’elezione di Donald Trump, Milei sia arrivato perfino a minacciare di veto sul comunicato finale. Anche se di fatto l’America è rappresentata ancora dal presidente Joe Biden, la presenza di Trump si impone, soprattutto in quelle cose dove i leader mondiali sono più affini al presidente repubblicano e quindi si sentono ora più legittimati e più influenti degli altri rispetto alle precedenti edizioni.
Ma in questo G20 il peso degli assenti si avverte anche su altro fronte, ovvero quello che riguarda i conflitti per i quali è possibile aspettarsi davvero delle complicazioni sull’esito finale con questo cambio di presidenza. La nuova amministrazione americana – anche se effettivamente sarà attiva tra due mesi – si impone già fortemente sugli attuali equilibri geopolitici, ed incide anche sui rapporti di forza tra Paesi, dentro e fuori l’Europa, infatti già si avvertono forti conseguenze su questo vertice in atto, non a caso, è stato segnalata una grande difficoltà degli addetti ai lavori di rilasciare delle dichiarazioni finali del summit, a cominciare dai delicatissimi temi dei due fronti di guerra, Medioriente e Ucraina.
Trovare una una soluzione condivisa sembra farsi sempre più difficile, in modo particolare per quel che riguarda il sostegno a Kiev, dove entra in gioco un altro grande assente del G20, ovvero il presidente Putin. A complicare le cose l’ultimo super attacco russo subito da Kiev nel fine settimana e per il quale non sembra che arriveranno “condanne nette”, ma i partecipanti del vertice ne prenderanno semplicemente atto.
Un ottimo risultato per Putin, senza neanche fare lo sforzo di presenziare. Il Presidente russo, infatti, ha preferito non partecipare di presenza per sfuggire all’esecuzione del mandato di arresto che pende dal 2023 sul suo capo, per ordine della Corte penale internazionale e richiesto da più parti, in primis dal presidente ucraino Zelensky. Nonostante la sua assenza, però, Putin si impone ugualmente e riesce a rendere più difficile la conclusione di questo G20, allo stesso modo del neo eletto presidente americano Trump. Mai come in questo G20, la presenza degli assenti sembra essere più rilevante di chi partecipa.
Redazione La Pagina