La guerra civile in Libia, la situazione in Ucraina e le minacce da parte di gruppi jihadisti sul tavolo del G7 a giugno
I capi della diplomazia di Germania, Francia, Russia e Ucraina si sono riuniti la settimana scorsa a Berlino nel tentativo di fornire nuova linfa agli accordi di pace di Minsk minacciati dalle tensioni in corso nell’Est dell’Ucraina. “Sono passate otto settimane dai negoziati di Minsk e non c’è dubbio che si è giunti a una calma relativa. Ma è troppo presto per dichiarare vittoria”, ha sottolineato il ministro tedesco degli Affari esteri, Frank-Walter Steinmeier, prima dell’inizio dei colloqui con i suoi omologhi del formato “Normandia”.
Steinmeier ha ricordato che gli scontri fra l’esercito ucraino e i ribelli filorussi hanno fatto nuove vittime nelle ultime 24 ore. Ma al di là del cessate il fuoco, il ministro tedesco ha insistito sull’importanza di un processo politico, con l’organizzazione di elezioni locali. “Ci sono idee sul tavolo (…), l’istituzione di gruppi di lavoro sui modi di un sostegno umanitario nell’Est Ucraina per migliorare la vita delle persone: come possiamo arrivare a una situazione economica e sociale migliore; come possiamo continuare lo scambio di prigionieri; come possiamo mettere in atto le condizioni necessarie per le elezioni”, ha insistito Steinmaier.
Da una parte la Libia, con la sua guerra civile, la vicinanza geografica all’Europa, le possibili minacce al Vecchio continente da parte dei suoi gruppi jihadisti e l’emergenza immigrazione; dall’altra l’Ucraina, più a Est, ma non meno preoccupante, con le sue continue tensioni nella sua regione orientale, le sue storie di violenze e morte nonostante l’accordo di cessate il fuoco tra l’esercito di Kiev e i separatisti filorussi. Due crisi che preoccupano non poco la comunità internazionale e che sono state al centro dei colloqui dei ministri degli Esteri del G7 a Lubecca. Due crisi che hanno messo d’accordo i capi della diplomazia presenti nella città tedesca: occorre raggiungere “un accordo politico” e “formare al più presto un governo di unità nazionale” in Libia; bisogna “implementare l’intesa di Minsk”, “ritirare le armi pesanti”, “rispettare l’integrità e la sovranità dell’Ucraina”. Nessuno spazio per le armi. Ma soprattutto, servono risultati tangibili presto, molto presto, perché il tempo stringe e la situazione nei due Paesi rischia di collassare definitivamente.
La crisi in Libia rappresenta “una seria sfida alla pace internazionale e alla sicurezza”, necessita di una soluzione politica in tempi brevi e non prevede una via d’uscita militare. Sono tutti concordi, su questo punto, i ministri degli Esteri di Italia, Germania, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Giappone e Canada, riuniti a Lubecca alla presenza di Lady Pesc, Federica Mogherini. Unanime è stata la richiesta di un “cessate il fuoco immediato e incondizionato” e di un “rapido accordo su un governo inclusivo” nel Paese nordafricano. E sull’urgenza di trovare una soluzione alla crisi libica ha insistito molto il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, secondo il quale “da un lato i flussi migratori, dall’altro il rischio di insediamenti terroristici” confermano la necessità che il lavoro di mediazione dell’inviato Onu Bernardino Leon “arrivi se possibile in poche settimane alla formazione di un governo più inclusivo”.
G7 o G8?
La possibilità di un ritorno al G8, con la presenza della Russia, non è stata discussa al vertice dei sette Grandi a Lubecca, in Germania. Lo ha confermato, al termine dei lavori, il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, rispondendo a una domanda dei giornalisti sulla possibilità di un nuovo coinvolgimento di Mosca. “Credo che sarebbe una discussione prematura. Abbiamo alle spalle una rottura che ha quasi monopolizzato l’attenzione della comunità internazionale per quasi un anno”, ha precisato il titolare della Farnesina. “Nessuno nega la rilevanza della Russia su diversi dossier internazionali, ma la ricostruzione di quello che è stato rotto sarà un processo, non una dinamica immediata. Per questo penso che parlarne oggi o al prossimo vertice dei capi di Stato e di governo a Elmau, nel prossimo giugno, sarebbe prematuro”, ha concluso Gentiloni.
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