In questi ultimi anni il Comites di Zurigo, da palude in cui i Paolo Da Costa, i Dino Nardi e i Luciano Alban galleggiavano indisturbati, è stato messo a ferro e fuoco dal torrente
Gerardo Petta, coordinatore di Forza Italia in Svizzera.
L’azione di Petta sta portando una ventata di freschezza anche in altri Comites. Infatti, dall’approvazione delle norme relative alla disciplina dei Comitati degli italiani all’estero, D.P.R. 29 dicembre 2003, n. 395, non era mai stato richiesto ai patronati, come previsto dalla stessa, un rapporto sulla propria attività da consegnare ai suddetti Comitati entro il 30 novembre.
Ora, però, i patronati dovranno digerire l’amara pillola dei doveri e presentare finalmente, dopo 13 anni, un rapporto, come ha da sempre sostenuto Gerardo Petta.
Senza di lui non saremmo mai venuti a conoscenza di questi dettagli importantissimi che accadono in questi Comites. D’altra parte spesso i Comites sono a trazione 4×4 targata PD e di conseguenza i membri non esprimono mai una critica o intraprendono iniziative contro i propri interessi e quelli del loro partito.
E all’esterno fanno arrivare solo un’immagine positiva e paludata che non corrisponde alla realtà. Ora però la pacchia è finita, perché Petta racconta dall’interno le malefatte di queste strutture dell’emigrazione che invece di tutelare i più deboli, in alcuni casi si sono spinte addirittura a derubare i connazionali dei risparmi di una vita, come il responsabile del patronato INCA-GGIL, finito in carcere per aver raggirato, truffato e sottratto a circa 70 persone, tra il 2002 e il 2009, un ammontare complessivo di circa 12 milioni di franchi svizzeri.
È vero che non si può fare di ogni erba un fascio, ma sarebbe il caso di chiuderli definitivamente questi patronati che hanno ormai esaurito il loro compito oltre confine.
Carmela Cottone