Il 27 gennaio, come ogni anno, la Sezione Italiana del Rosenberg ha celebrato la giornata della memoria, in ricordo delle crudeltà e della schiavitù che gli ebrei e gli altri perseguitati subirono nei lager nazisti
Quest’anno la manifestazione si è svolta nella palestra della scuola. Le nostre insegnanti, professoresse Rossotti e Gambalonga, con due interessanti e appassionate lezioni-conferenza, hanno fatto in modo che questa data fosse per noi non solo una rievocazione di fatti lontani ma anche una riflessione sul presente. Per questo i temi propri della giornata sono stati collegati con una riflessione sull’attualità dei diritti umani, tematica fra l’altro che quest’anno è stata scelta da alcune classi del nostro Istituto per uno specifico approfondimento interdisciplinare. La Professoressa Rossotti ha centrato il suo intervento sulla condizione dei bambini e delle donne nei campi di concentramento, e ha proposto anche drammatiche testimonianze che tutti noi abbiamo ascoltato in un commosso silenzio. Nelle nostre menti ha ripreso vita la figura eroica di Irena Sendler, l’infermiera polacca che mise a repentaglio la propria vita per far fuggire numerosi bambini dal ghetto di Varsavia. Insieme abbiamo poi rivissuto l’esperienza di Elly Hillesun, un’ebrea olandese che, pur potendosi sottrarre alla deportazione nel lager, preferì morire con la sua gente.Abbiamo poi appreso che anche i bambini furono vittime degli atroci esperimenti di Mengele, il criminale medico nazista. In questo modo abbiamo concretamente compreso come la realtà dei lager abbia rappresentato la negazione stessa della dignità umana. La Professoressa Gambalonga ha illustrato le caratteristiche essenziali della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1948. Questo documento, riallacciandosi ai principi dell’illuminismo, è appunto frutto della riflessione sugli orrori della barbarie totalitaria. Nel mondo di oggi i diritti umani non vengono riconosciuti universalmente e la loro attuazione deve tener conto della sensibilità di culture diverse da quelle occidentali. Inoltre anche in paesi che noi consideriamo civili avvengono ogni giorno violazioni della dignità umana. Questo non significa che la proclamazione dei diritti umani sia inutile, come dimostrano le lotte che anche donne e bambini di tutto il mondo conducono perché essi non rimangano solo una bella teoria. Non è un caso che siano molte le donne insignite con il Premio Nobel per la pace, proprio per il modo nonviolento con cui hanno lottato per la libertà dei loro popoli, in diversi contesti culturali; dalla birmana Auung San Suu Kyi, alle liberiane Ellen Johnson Sirleaf e Leymah Gbowee, alla yemenita Tawakkul Karman le cui figure e la cui opera sono state brevemente ricordate. Abbiamo infine assistito alla Proiezione del film Iqbal che narra la storia vera del bambino indiano simbolo della lotta per la liberazione dei suoi coetanei dal lavoro in condizione di vera e propria schiavitù. Abbiamo concluso l’interessante mattinata con una breve discussione sul film e con un saluto da parte delle Professoresse.
Arber Ballabani,Victor Sansone,Paolo Vitale