La storia che voglio raccontare parla di un eroe, uno di quelli che non ha dovuto uccidere nessuno per diventarlo, non ha dovuto salvare uomini in mare alle 3 del mattino mentre il cielo indifferente agli uomini saettava fulmini violenti. Questa è la storia di un eroe che salva sorprendentemente se stesso.
Che la vita sia una complessa incertezza l’abbiamo più o meno compreso, ma quando la vita diventa un contratto a termine allora le cose cambiano, improvvisamente prendono una via che prima d’allora era celata, nascosta così bene da non pensarla mai. Questa è la storia che vive dietro l’altra faccia della luna, dietro i confini matematici umani, quali inaspettatamente traggono una linea sottile tra realtà e sogno, dove tutto diventa così com’è: indescrivibile.
C’è un uomo con un Panama (cappello), un sigaro ed un bicchiere di Rum, ha pantaloni bianchi ed un eccentrico foulard. Parla e sorride ironicamente in mezzo a tanta gente che distratta dagli eventi sociali si dimentica più o meno di lui, perché oggi i giovani hanno camice stirate ma pantaloni orrendi, scarpe incredibilmente bianche e petti all’aria, come se i locali notturni fossero una specie di mercato dove si vendono “persone”, dove il rossore in un vestito di una donna si sia perso troppo tempo fa: quel tempo che tutti giudicano come “arretrato”, mentre nella realtà è indispensabile per gli uomini dai sani principi vitali, dove il carattere è il miglior vestito da indossare, dove il dialogo è la fonte d’incontro negli esseri umani, ma soprattutto dove i cuori puliti si emozionano ancora per le piccole cose della vita tralasciando anche uno stropiccio innocente in una camicia fuori moda. L’uomo in una manciata di minuti descrive il suo tenore di vita; parla dei buoni sigari e degli odori inebriati che emanano, parla di tutto coprendo la vita da un buon sorriso che rallegra gli spettatori, quali con una buona dose di “bacco” hanno incontrato la sua persona. Tutto sembra impercettibile, anche per le anime più sensibili. Ed è qui che dopo un lungo ed ormai spensierato parlare che l’uomo alza i suoi occhi grandi verso il reale mondo che si circonda, come se fosse la sua coperta calda in un giorno troppo freddo per restare soli. “Ho un contratto” dice l’uomo. Un contratto con una vita che vuole in qualche modo andare via. Improvvisamente come un tonfo le nostre vite si svuotarono di superficialità, mentre il mare dei sentimenti aveva aperto la sua diga migliore. Questa è la storia di Giuseppe Carlino, un uomo che vuole salvare se stesso regalando buoni attimi a chiunque faccia la sua conoscenza, perché cadere nell’ultimo varco della vita è qualcosa che tutti dovremmo affrontare, ma sapere di cadere senza avere quasi alternativa diventa la “nuotata” più importante da fare, e Giuseppe ha deciso di farla, con un bellissimo Panama e dei sigari che sanno più o meno del gusto vero della vita, quella vita che dovrebbe essere alla pari da tutte le altre.
Ps. Ciò che ti auguro caro, Giuseppe, è di avere “resilienza” termine che mi piace moltissimo. Spero che troverai nel tuo cammino persone che ti vorranno ascoltare, comprendere ed amare, di trovare persone che non si dimenticano di te nelle ore più buie delle notte, mentre le umane paure bussano nella nostra esistenza. Spero che aprirai quella porta e ti troverà a testa alta e con una miriade di amici che ti vogliono bene, un bellissimo Panama ed un sigaro che toglierà qualsiasi voglia all’ignobile PAURA
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