Dopo numerosi rinvii, rinnovata l’autorizzazione per l’uso del potente erbicida
La licenza per l’uso del glifosato, il contestato erbicida ritenuto rischioso per la salute, è stata prorogata dagli Stati dell’UE riuniti in Comitato d’appello che hanno votato l’estensione per altri cinque anni dell’uso del composto chimico divenuto di libera produzione nel 2001, anno in cui è scaduto il relativo brevetto di produzione, fino ad allora appartenuto alla Monsanto Company. Decisivo il voto positivo della Germania, contrarie Italia e Francia, che hanno fatto leva sui dibattuti effetti della sostanza che l’Agenzia europea delle sostanze chimiche (ECHA) reputa ‘non cancerogena’, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) classifica come ‘probabilmente cancerogena per gli esseri umani’. Nello specifico, mentre in America il glifosato è sul banco degli imputati, per l’ECHA non provoca mutazioni genetiche, ma ‘solo seri danni agli occhi’ ed è ‘tossico con effetti duraturi sulla vita in ambienti acquatici’. Secondo i Medici per l’Ambiente (ISDE) il parere pubblicato dall’agenzia europea non è completo: “Questo parere, secondo quanto dichiarato dalla stessa agenzia, esclude la valutazione dei rischi da esposizione prolungata di esseri umani (agricoltori e consumatori), sui quali l’ECHA paradossalmente non si esprime. Ma è proprio l’esposizione sia professionale che residenziale o attraverso l’acqua e gli alimenti, che rappresenta un rischio per la salute delle persone, specie delle frange più vulnerabili quali donne in gravidanza e bambini”, ha dichiarato l’oncologa Patrizia Gentilini. Per l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) il glifosato è tra i prodotti considerati ‘probabilmente cancerogeni’ e a questo parere si sono sempre appellate decine di associazioni ambientaliste chiedendo la messa al bando dell’erbicida. Una ricerca resa nota dal Journal of the National Cancer Institute e basata sugli effetti provocati su 90 mila agricoltori americani che per anni hanno utilizzato il glifosato, ha negato che esistano correlazioni tra questa sostanza e l’insorgere di tumori. Anche secondo L’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) il glifosato non è pericoloso per la salute, almeno nelle quantità in cui oggi lo ritroviamo negli alimenti che finiscono sulle nostre tavole.
Proprio nei giorni in cui i Paesi dell’Ue discutevano sul rinnovo della licenza, sul Journal of the American Medical Association è stato pubblicato uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della California presso la San Diego School of Medicine. Gli studiosi hanno confrontato i livelli di glifosato nell’urina di 100 persone in un arco di tempo di 23 anni. Hanno cominciato dal 1993, l’anno prima dell’introduzione, da parte della Monsanto, di coltivazioni geneticamente modificate resistenti al Roundup, nome commerciale dell’erbicida. Da quando queste colture si sono diffuse, l’uso del diserbante nel mondo è aumentato di circa 15 volte. “Nelle urine dei partecipanti le quantità di glifosato sono passate da una media di 0,20 microgrammi per litro del periodo 1993-1996 a una media di 0,44 microgrammi per litro del 2014-2016. Le dosi sono ben al di sotto degli 1,75 milligrammi per chilo di peso corporeo fissati come soglia limite di esposizione dall’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, e dei 0,3 milligrammi per chilo stabiliti dall’Efsa.
È comunque un aumento importante, che passa in gran parte inosservato, che dipende dall’ampia diffusione, negli USA, di coltivazioni Ogm resistenti al diserbante (prima soia e mais, ora anche grano e avena)”. In Italia, la sostanza in questione è impiegata in tutte le regioni, ma fino a questo momento il suo utilizzo è stato monitorato solo in Lombardia e Toscana. Il Veneto e l’Emilia Romagna si stanno organizzando per un piano di monitoraggio. Il suo utilizzo è inoltre regolato da tempo. L’AIRC aveva infatti già dichiarato che il glifosato costituisce ‘un buon esempio di sospetta cancerogenicità non sufficientemente dimostrata, nei confronti della quale le istituzioni hanno deciso di mettere in atto il principio di precauzione: non vietarne del tutto l’uso (mossa che potrebbe avere effetti negativi sulla produzione agricola) ma istituire limiti e controlli nell’attesa di ulteriori studi”. Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, ha dichiarato che il voto sull’estensione dell’uso del glifosatro “è un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente. Bene comunque il voto contrario dell’Italia che ha dimostrato nuovamente di dare priorità alla tutela delle persone, e non al fatturato di chi produce e commercia il glifosato”.