Tante parole, tante idee, consigli, proposte, interventi, dichiarazioni… cerchiamo di capire qualcosa in più delle parole che ruotano attorno a questo (im)possibile governo
In questi giorni di fermento politico stiamo ascoltando pareri e dichiarazioni di molti dei protagonisti della politica. Non mancano poi i commenti degli elettori, chi più chi meno coinvolto, più o meno informato e preparato. Così capita anche di inciampare in alcuni termini di cui, se pur sentiti più volte, non siamo sicuri di cogliere perfettamente il significato, così come non siamo sicuri se siano utilizzati nel modo corretto. Sono i “vocaboli della politica” che, a volte, invece di renderci più facile la comprensione di quello che sta avvenendo, ci complicano ulteriormente la vita. Soffermiamoci su alcune parole e alcune frasi che in questi giorni sentiremo spesso e volentieri.
“Impeachment“
Lo invocano a gran voce Di Maio, Meloni e tantissimi utenti dei social rivolgendosi al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Ma cosa vuol dire “impeachment“. Con questo termine si indica la messa sotto accusa del Presidente della Repubblica, prevista all’articolo 90 della Costituzione in caso di alto tradimento o attentato alla Costituzione. In particolare l’articolo 90 dice che “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”. Nel caso in cui le accuse al Presidente vengano ritenute legittime da Senato e Camera, il caso viene discusso in Parlamento e dopo uno scrutinio segreto toccherà alla Corte Costituzionale emettere la sentenza inappellabile dopo un vero e proprio processo.
Perché in questi giorni si parla di “impeachment“?
L’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha accettato il mandato di Paolo Savona come Ministro dell’Economia. “Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari”. Avendo in passato Savona palesato la propria posizione euroscettica e le sue ostilità ai tedeschi, Mattarella ha posto il suo veto su questa scelta. Il M5s ha però visto la mossa di Mattarella come controproducente per il governo nascente M5s-Lega. “Serve l’impeachment perché bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione. Poi al voto” ha dichiarato l’esponente M5s Luigi Di Maio appoggiato da Fratelli di Italia (Fdi) e dai tanti sostenitori sul web.
Perché non si può parlare di “impeachment“?
Perché Mattarella, rifiutando il Ministro proposto, non ha operato commettendo “tradimento o attentato alla Costituzione”: l’ultima decisione sui Ministri, su suggerimento del Presidente del Consiglio, è infatti prerogativa del Capo dello Stato.
Cosa sono le agenzie di rating?
“Avevamo una squadra di ministri, eravamo pronti a governare e ci è stato detto no perché il problema è che le agenzie di rating in tutta Europa erano preoccupate per un uomo che andava a fare il ministro dell’Economia. Allora diciamocelo chiaramente che è inutile che andiamo a votare tanto i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie, sempre gli stessi”. È questo il duro commento del leader pentastellato, Luigi Di Maio, dopo la decisione di Mattarella di non accettare Savona come Ministro dell’economia, con conseguente rinuncia da parte delle due forze politiche che avevano stipulato il contratto di governo, Lega e M5s, a far partire il ‘governo del Cambiamento’. Ma cosa sono le agenzie di rating? Sono degli istituti intermediari tra gli enti che emettono titoli azionari (aziende, Stati, società pubbliche) e gli investitori (privati o istituzionali) che, attraverso analisi e esami dei dati, cercano di capire quale sia il “valore” di un titolo di Stato, di una banca o di un Paese.
Perché Di Maio sostiene che “i governi li decidono le agenzie di rating, le lobby finanziare e bancarie”?
Secondo il leader del M5s, il fatto che Mattarella non abbia accettato Savona come ministro dell’Economia mette in evidenza la presenza di “un grande problema in Italia: questa non è una democrazia libera” perché la scelta del governo è assoggettata dall’influenza delle agenzie di rating e non tengono in considerazione il volere del popolo. Mattarella, infatti, ha rifiutato il ministro Savona perché “l’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende” e accettare un Ministro dell’economia palesemente euroscettico avrebbe complicato la posizione dell’Italia.
Lo spread che va su e giù…
Spread è una parola inglese tipicamente usata in Italia nel linguaggio politico e finanziario per indicare la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani a 10 anni (BTP) e quelli tedeschi (Bund). Si prende in considerazione la situazione economica tedesca perché considerata quella più solida tra le economie europee. Lo spread è un importante indicatore dello stato di salute dell’economia di un Paese: più un Paese è solido meno i titoli di stato sono rischiosi per gli investitori.
Cosa succede se lo spread sale?
Quando lo spread è alto, cioè è maggiore il divario tra BTP e Bund, si ha tra le varie conseguenze l’aumento del debito pubblico: l’aumento dei tassi di interesse fa sì che lo Stato sia costretto a spendere di più per finanziare il proprio debito, cioè pagare gli interessi a chi ha acquistato BTP. Lo stesso effetto negativo è avvertito dalle aziende italiane sul mercato europeo, dai cittadini che rischiano, per esempio, l’aumento del costo di mutui e dei prestiti e anche dagli investitori che hanno acquistato BTP: con lo spread che aumenta i titoli perdono valore e quindi non è conveniente rivenderli.
“Il voto dei cittadini non è stato rispettato”.
Questa frase la sentiamo e la leggiamo un po’ ovunque, pronunciata ultimamente, dai pentastellati, dai leghisti perfino dalle persone che proprio non hanno idea di che cosa sia la politica. Una volta era che il “governo non era stato eletto dal popolo”, adesso, dopo le votazioni dello scorso 4 marzo, dopo che il popolo italiano ha votato, la frase si è evoluta in “il voto non è stato rispettato”. Secondo chi si appella a questa frase, il fatto che Mattarella, dopo che il presidente del Consiglio scelto da M5s e Lega, Giuseppe Conte, si è dimesso dall’incarico, abbia scelto Carlo Cottarelli, indica che non abbia rispettato la volontà popolare.
Perché è un’affermazione errata?
Partendo dal presupposto che il popolo italiano con il proprio voto non sceglie il premier, ma questi riceve l’incarico sempre dal Capo di Stato, in questo caso l’affermazione è doppiamente errata.
La formazione del “Governo del Cambiamento”, nato da Lega e M5s ovvero le due forze politiche più votate alle ultime elezioni, non era la scelta di nessun cittadino perché i cittadini hanno votato per il 32% il MoVimento e per il 37% la coalizione di centrodestra di cui faceva parte anche la Lega, senza minimamente pensare alla futura alleanza, né al contratto che hanno realizzato, così come il programma che ne è seguito. Il “Governo del Cambiamento” non avrebbe rappresentato alcuna volontà popolare, il premier Conte avrebbe comunque ricevuto l’incarico da Sergio Mattarella, così come la squadra dei ministri.
foto: Ansa