I casi Siri, decreto ‘Salva Roma’ e Arata mettono a dura prova la solidità del governo giallo-verde
Non sono più solamente voci di corridoio, l’incompatibilità tra i due partiti che formano il governo giallo-verde è ormai palpabile. In vista delle Europee non sono mancati gli scambi di dichiarazioni pungenti da parte dei due vicepremier, adesso e con le ultime vicende lo strappo sembrerebbe quasi inevitabile. Tutto si è complicato quando alcuni giorni fa è scoppiato il caso Siri. Armando Siri, sottosegretario leghista alle Infrastrutture, è indagato dalla procura di Roma per corruzione. Se da un lato è imminente la dura reazione dei vertici M5S che chiedono le dimissioni dell’esponente governativo, con Luigi Di Maio che afferma categorico che “se i fatti fossero questi, Siri dovrebbe dimettersi”; dall’altro, Matteo Salvini non si fa scrupolo di difendere a spada tratta il suo fedelissimo senatore confermandogli la fiducia. Mentre il Ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli sceglie di ritirare le deleghe a Siri “in attesa di chiarezza”, è sempre Matteo Salvini a rispondere duramente attraverso un intervento alla trasmissione Rai “Porta a porta” sostenendo di non sopportare “due pesi e due misure. Quando ci sono stati problemi con qualche ministro M5S non ho detto una parola perché siamo una squadra”. “Se la stregua delle dimissioni è la voce, me lo provi e mi dimetto. Se ci dimettiamo per le voci, per una cosa che non è stata fatta, mi sembra un po’ pochino…”. E commentando la decisione di Toninelli di ritirare le deleghe al sottosegretario, il vicepremier leghista afferma che “con tutti i cantieri da riaprire in Italia, Toninelli avrebbe bisogno di qualcuno che lo aiuti a fare il suo lavoro”. “Ho due sottosegretari M5S che lavorano bene, se fossero indagati – sottolinea – mai mi sognerei di togliere loro le deleghe”. Ma Salvini sembra essere senza freno e punta dritto verso Roma che diventa bersaglio di aspre critiche per via della gestione della capitale da parte della sindaca Virginia Raggi e del M5s parlando di degrado, di disservizi e di sporcizia. “Invece di parlare di Roma si occupi della sicurezza. Visti i fatti di cronaca di questi giorni, mi sembra di poter dire che non manchi il da farsi. A ognuno il suo lavoro. Parla di tutto ogni giorno in tutte le tv ma mi sembra che non passi mai ai fatti” ha risposto prontamente la sindaca romana. “Io posso mettere a disposizione poliziotti, telecamere, ordinanze, sgomberare palazzi, campi Rom, però non faccio il sindaco – afferma Salvini – Non posso essere io a pulire la città, tenerla ordinata. Pensavo che i 5 Stelle avrebbero fatto di più a Roma, invece da utente della città ogni giorno, ahimé, mi confronto con il degrado”. E infine il leader leghista nega la possibilità che il decreto ‘Salva Roma’ sia inserito nel decreto Crescita. “Stiamo lavorando al decreto Crescita: non penso ci siano Comuni di serie A o di serie B. Quindi dico no a regali a qualcuno e non ad altri” ha detto il vicepremier. “Se vogliamo aiutare i Comuni, sarò il primo a farlo. Ma se c’è un intervento per aiutare un solo Comune, no”. Infine c’è da considerare il caso Arata. Pare infatti che Federico Arata, figlio dell’imprenditore Paolo, sia stato assunto dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti a Palazzo Chigi, a proposito del tanto contestato conflitto d’interessi, la domanda che, per una questione di opportunità politica, si pongono i 5 Stelle “è se Salvini fosse a conoscenza di tutto questo. Ci auguriamo e confidiamo che il leader della Lega sappia fornire quanto prima elementi utili a chiarire ogni aspetto. Non solo al M5S, con cui condivide un impegno attraverso il contratto di governo, ma anche ai cittadini”. È Luigi Di Maio a muovere delle accuse verso il collega vicepremier affermando che “La Lega minaccia di far cadere il governo. Lo aveva già fatto con la Tav. Sembra ci siano persino contatti in corso con Berlusconi per fare un altro esecutivo. Sono pieni i giornali di queste ricostruzioni e lo trovo gravissimo. Sono davvero sbalordito” ha scritto il ministro del Lavoro su Facebook. Ma Salvini appare del tutto tranquillo e a queste accuse risponde che “non c’è nessuna crisi, abbiamo troppe cose da fare per perdere tempo. Ci sono le telecamere da accendere negli asili nido e nelle case di riposo. Voglio portarle a casa entro i prossimi venti giorni. Ci sono tasse da ridurre e l’Iva da non aumentare. Abbiamo troppe cose da fare per perdere tempo in polemiche che non esistono” e “non ho tempo per parlare di Cantone, della Raggi e di Toninelli”. Ma non si placa Luigi Di Maio che in un’ultima dichiarazione torna a pungere il collega vicepremier per le dichiarazioni sul 25 aprile. “Leggo che qualcuno oggi arriva persino a negare il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Lo trovo grave. Non è alzando le spalle e sbuffando che questo Paese cresce – scrive in un post su Fb il leader del MoVimento – E poi è curioso che coloro che oggi negano il 25 aprile siano gli stessi che però hanno aderito al congresso di Verona, passeggiando mano per la mano con gli antiabortisti”. “Il 25 aprile è una festa nazionale della Repubblica Italiana. Non è questione di destra o di sinistra, ma di credere nell’Italia e di rispettarla”, sottolinea infine Di Maio.
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