Il Wall Street Journal ha lanciato l’allarme: tablet e smartphone stanno cambiando le nostre abitudini e i nostri rapporti
Si dirà che è un problema che riguarda soprattutto il mondo degli affari, ma non è vero, il fenomeno si sta diffondendo a vista d’occhio, fino a riguardare tutti noi (o quasi). A sollevarlo è stato il Wall Street Journal: oggi quando due persone parlano tra di loro si guardano meno negli occhi. Mentre prima la durata era del 60-70%, oggi si è scesi al 30-60%. Insomma, parlare con una persona e non guardarla negli occhi – il famoso eye contact – è segno che qualcosa sta cambiando nei rapporti interpersonali e nella dinamica della comunicazione, qualcosa che ha risvolti psico-sociali e professionali.
A quantificare il tempo ottimale del “contatto visivo” è una società texana chiamata “Quantified Impressions”, che si occupa di comunicazione e che ha studiato le abitudini di tremila candidati mentre parlavano “faccia a faccia” o in situazioni di gruppo. Ecco la risposta più immediata a questo nuovo (si fa per dire) fenomeno: “Una barriera per un eye contact duraturo sono indubbiamente gadget come iPhone o Blackberry che consentono il multitasking. Nella fascia di età tra i venti e i trent’anni è diventato culturalmente accettabile parlare al telefono e controllare i risultati di una partita durante la cena”.
Fin qui, però, ci troviamo di fronte a una voce, a un apparecchio e a uno schermo, mettendo in funzione le varie capacità che noi abbiamo. Non siamo ancora né nella maleducazione, né in una situazione di disagio psicologico.
Anche la rivista Computers in Human Behavior si è occupata del fenomeno e la spiegazione data è che molti agiscono così, cioè non guardano negli occhi ma li puntano su apparecchiature elettroniche, per timore di perdere delle opportunità sociali. Ecco quello che dice uno degli autori della ricerca del Wall Street Journal: “Per certi individui concentrarsi su un solo soggetto pone il rischio di non poter cogliere un’altra opportunità, magari migliore della precedente”. Non guardare negli occhi il proprio interlocutore dipenderebbe, dunque, dall’affannosa ricerca di un lavoro e dall’occhio puntato sugli annunci pubblicitari di lavoro, per cui rispondere tardi significherebbe perdere l’occasione. Ma è davvero così? Non è per caso il contrario, e cioè che le apparecchiature elettroniche sono entrate talmente nelle nostre abitudini che ci condizionano nei rapporti con gli altri? Molti funzionari e dirigenti preferiscono collegarsi in videoconferenza piuttosto che parteciparvi, anche se la riunione ha luogo nelle vicinanze, magari al piano di sopra.
Spesso, dunque, la spiegazione risiede nella pigrizia, nel disagio psicologico, nella fobia della folla, perché si può dire quello che si vuole, si possono accampare tutte le scuse del mondo, ma guardarsi negli occhi al posto di guardare altrove è segno di educazione, di attenzione, di disponibilità, e di rispetto e di considerazione. Ecco il parere di un ricercatore del Wall Street Journal: “Guardare un collega mentre parla trasuda fiducia e rispetto. Puntare gli occhi su un avversario durante una discussione lascia capire che non si ha intenzione di cedere terreno”. Spesso, da parte di un manager di un’azienda o di un’istituzione guardare un dipendente o un sottoposto significa ascoltarlo con attenzione perché si ha considerazione per la persona e per le sue idee, viceversa, non guardarlo negli occhi significa distacco, freddezza, menefreghismo.
Suzanne Bates, autrice di Speak Like o Ceo e fornitrice di consulenze ai manager smartphone-dipendenti, dice: “Tenere gli occhi incollati al cellulare durante un meeting è l’equivalente di non esserci. Il capo che si comporta così lancia ai dipendenti un chiaro messaggio: ‘Sono troppo impegnato per voi che non siete abbastanza importanti da meritare la mia attenzione’”.
A questo punto la domanda: esiste un tempo minimo e massimo per guardare negli occhi una persona senza che l’atto sia giudicato per quello che non è? Perché è evidente che se uno guarda l’altro rapidamente, traduce un disagio, se uno guarda l’interlocutore molto, oltre che metterlo in imbarazzo potrebbe rivelare un’attenzione particolare, o un interesse romantico o un interesse inquietante. Ecco dunque i tempi per così dire regolamentari, secondo Quantified Impressions: 7-10 secondi alla volta nel corso di una conversazione faccia a faccia e 3-5 secondi in una discussione di gruppo.