Secondo un recente studio il deserto dal 1920 è cresciuto del 10%
In un secolo la superficie occupata dal deserto del Sahara è aumentata del 10%: a rivelarlo lo studio “20th-Century Climate Change over Africa: Seasonal Hydroclimate Trends and Sahara Desert Expansion”, curato dal dipartimento di Scienze dell’atmosfera e degli oceani dell’università del Maryland, negli Stati Uniti, e pubblicato sul Journal of Climate da Natalie Thomas e Sumant Nigam. Sempre secondo i ricercatori, tale aumento sfiora addirittura il 16% nei mesi estivi, a conferma del legame tra mancanza di pioggia e aumento della superficie desertica.
A determinare tale espansione i cambiamenti climatici, in primis, come anticipato, la ‘rarefazione’ delle precipitazioni: infatti, secondo i dati riportati dai ricercatori, nell’ultimo secolo gli inverni sono diventati via via meno piovosi nella porzione settentrionale del continente e nel Sudan, così come nel golfo di Guinea e nelle regioni bagnate dai fiumi Niger e Congo, mentre le precipitazioni sono aumentate nell’Africa tropicale del sud. Contemporaneamente, evidenziano ancora i ricercatori, le temperature sono via via sempre più aumentate. E proprio la combinazione di questi fattori ha portato all’espansione del deserto, arrivato a coprire, ad oggi, una superficie pari a 8,6 milioni di chilometri quadrati.
Ad essere erosa e ricoprirsi di sabbia soprattutto la fascia semi arida del Sahel, che taglia da ovest ad est l’Africa sub-sahariana, estendendosi a sud fino alla savana sudanese. Le conseguenze di questo avanzamento della superficie sabbiosa che non accenna ad arrestarsi né a diminuire, sono facilmente prevedibili: mentre il Sahara si espande il Sahel si ritira, sconvolgendo i fragili ecosistemi delle praterie e le attività umane legate alla terra, a cominciare dall’agricoltura. Già le vicende legate al lago Ciad, che nel giro di soli 50 anni si è prosciugato fino a perdere il 90% della propria estensione, danno la misura del disastro ambientale cui le popolazioni che abitano soprattutto la fascia del Sahel vanno incontro. Lo studio in oggetto è il primo a valutare i cambiamenti su scala secolare dei confini del più grande deserto del mondo e suggerisce che anche altri deserti potrebbero espandersi. La responsabilità della diminuzione delle piogge, secondo gli esperti, sarebbe da imputare in parte alle attività umane.
“Le estati calde che stanno diventando sempre più siccitose e le stagioni delle piogge che si stanno esaurendo, sono legati a fattori che includono l’aumento dei gas serra e degli aerosol nell’atmosfera. Queste tendenze hanno anche un effetto devastante sulla vita degli africani, che dipendono dalle economie agricole”, ha dichiarato Ming Cai, direttore programmi della Division of atmospheric and geospace sciences della National Science Foundation che ha finanziato la ricerca. Per individuare gli effetti dei cambiamenti climatici causati dall’uomo, Thomas e Nigam, i principali autori della ricerca, hanno utilizzato metodi statistici per eliminare gli effetti dell’Amo e della Pdo (cicli climatici naturali) sulla variabilità delle precipitazioni dal 1920 al 2013: “Questi cicli climatici naturali hanno rappresentato circa due terzi dell’espansione totale del Sahara osservata. Il rimanente terzo può essere attribuito ai cambiamenti climatici.
Per arrivare a conclusioni più definitive sono però necessari dati climatici di più lungo periodo che si estendono per diversi cicli climatici”, hanno sottolineato i due. Comunque sia, la situazione è davvero preoccupante: mentre la popolazione mondiale continua a crescere, una riduzione delle terre coltivabili, con piogge inadeguate per sostenere le colture, potrebbe avere conseguenze davvero devastanti.