Si incrementa di due siti il patrimonio dell’Italia che mantiene il suo primato mondiale
Se lo chiamano il ‘BelPaese’ un motivo ci sarà! Anzi 53, a volerla dire tutta, quante sono le bellezze nostrane certificate come siti Unesco.
Nel suo ultimo consesso a Cracovia, il quarantunesimo, sono infatti stati decretati due nuovi siti da iscrivere nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco: le faggete italiane e le strutture difensive veneziane. Passano così da 51 a 53 i siti italiani dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità, permettendo all’Italia di mantenere il suo primato mondiale nella prestigiosa lista Unesco.
A seguire la Cina che rimane indietro di un soffio appena, con 52 siti al suo attivo, subito dopo la Spagna, con 46, e a seguire, fuori dal podio, la Francia, con 43 siti e la Germania con 42. “Questo importante risultato conferma il forte e pluriennale impegno dell’Italia nell’attuazione della Convenzione del Patrimonio mondiale Unesco. Un’opera preziosa che consente al nostro Paese di mantenere il primato del numero di siti iscritti alla lista e di esercitare un notevole ruolo nella diplomazia culturale nel contesto internazionale”, ha dichiarato il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini.
Ma vediamo nel dettaglio le new entry italiane che regalano ancora lustro al nostro Paese. Alla 52esima posizione troviamo, come anticipato, le faggete italiane, le antiche foreste di faggi, che vanno dal parco nazionale d’Abruzzo sino alla Foresta Umbra. Si tratta di un insieme di dieci faggeti (foreste molto antiche di faggi chiamate anche “vetuste” o primordiali) che coprono una superficie complessiva di oltre 2.100 ettari e che si uniscono a quelle di altre presenti in siti di mezza Europa. Complessivamente, infatti, insieme alle foreste vetuste dei Carpazi, di Slovacchia, Germania e Ucraina, sono adesso 63 le faggete riconosciute dall’Unesco, suddivise tra Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Italia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ucraina.
Quasi tutte le faggete italiane fanno parte di parchi naturali, come quelle che si trovano sull’Appennino tosco-romagnolo e che fanno parte della riserva di Sasso Fratino, nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Scendendo nel Lazio, la provincia di Viterbo ospita ben due faggete secolari: quella del Monte Cimino, a Soriano del Cimino, e quella del Monte Raschio, nel Parco naturale di Bracciano-Martignano.
Tra le altre faggete secolari riconosciute patrimonio dell’umanità ci sono quelle del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e, in Puglia, quelle della Foresta Umbra, con piante alte fino a 50 metri che si trovano nel cuore del Parco nazionale del Gargano. Tra Basilicata e Calabria c’è poi la Foresta vetusta di faggio di Cozzo Ferriero del Parco nazionale del Pollino, che si estende per circa 70 ettari, con piante di quattro secoli. L’altra new entry nella lista del World Heritage dell’Unesco è rappresentata dalle “Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra – Stato di mare occidentale”. Già candidato l’anno passato, il sito raccoglie un insieme dei più rappresentativi sistemi difensivi alla moderna realizzati dalla Repubblica di Venezia, progettati dopo la scoperta della polvere da sparo e dislocati lungo lo Stato di Terra e lo Stato di Mare.
Per l’Italia entrano tra i tesori le mura di difesa di Bergamo, quelle di Palmanova in provincia di Udine e il gioiello veneto di Peschiera del Garda. Nella lista anche Zara e Sebenico per la Croazia e Cattaro per il Montenegro.
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foto: Ansa