Nessun pedofilo condannato per reati sessuali potrà più lavorare a contatto con minorenni
Questo è quanto prevede il messaggio sull’attuazione dell’iniziativa sui pedofili, adottato lo scorso venerdì dal Consiglio federale e ora sottoposto al Parlamento. Per tener conto di uno dei capisaldi dello Stato di diritto, discusso nella campagna che ha preceduto la votazione, è stata introdotta una disposizione derogatoria applicabile in particolare ai cosiddetti “casi di relazioni adolescenziali”.
Il 18 maggio 2014, popolo e Cantoni hanno accettato l’iniziativa popolare “Affinché i pedofili non lavorino più con i bambini”.
Nel suo messaggio, il Consiglio federale si attiene fedelmente al tenore della nuova disposizione costituzionale, secondo cui il giudice, a prescindere dalle circostanze del caso concreto, deve obbligatoriamente pronunciare, nei confronti di un adulto condannato per un reato sessuale su un minorenne o su una persona particolarmente vulnerabile, l’interdizione a vita dall’esercitare un’attività a contatto con minori. È da considerare vulnerabile non solo chi, a causa dell’età o di una malattia, necessita di aiuto, ma anche chi ha un rapporto di dipendenza con l’autore del reato, è impossibilitato a resistere oppure incapace di discernimento. L’elenco completo dei reati comprende, oltre a crimini e delitti, anche violazioni all’integrità sessuale (ad esempio molestie sessuali). Anche se l’autore è penalmente incapace ed è stato condannato a una misura terapeutica, il giudice deve obbligatoriamente pronunciare nei suoi confronti l’interdizione a vita dall’esercitare attività a contatto con minori.
Il Consiglio federale ha subordinato opzioni a condizioni ancora più severe rispetto a quanto proposto nell’avamprogetto: il giudice può prescindere dalla pronuncia di un’interdizione obbligatoria a vita nei casi non gravi, in particolare per le relazioni adolescenziali. In questo modo si è tenuto conto anche delle intenzioni dei promotori dell’iniziativa. Inoltre, a determinate condizioni, il condannato può chiedere, trascorso almeno un periodo di esecuzione pari a dieci anni, di riesaminare l’interdizione, che quindi può essere attenuata o anche soppressa.
Nessuna deroga per i pedofili
L’esecuzione dell’interdizione si avvale di due strumenti: da un lato, l’estratto del casellario giudiziale e il nuovo estratto specifico per privati, che permettono ai datori di lavoro, alle organizzazioni e alle autorità preposte al rilascio dell’autorizzazione, di verificare se un candidato o un collaboratore è sottoposto a un divieto o a un’interdizione; dall’altro, l’assistenza riabilitativa alla quale di solito sono sottoposti gli autori del crimine.
Completata e inasprita l’attuale interdizione dall’esercitare un’attività
Le disposizioni di legge proposte completano le norme sull’interdizione dall’esercitare un’attività, entrate in vigore il 1° gennaio 2015, con cui la vecchia interdizione dall’esercitare una professione era stata trasformata in una più estesa interdizione dall’esercitare un’attività.
Da allora il giudice può vietare, se necessario a vita, anche attività extraprofessionali in seno ad associazioni o altre organizzazioni. L’interdizione è stata inoltre integrata con un divieto di avere contatti e di accedere a determinate aree. Oltre che dai reati sessuali, questo divieto tutela, ad esempio, anche dalla violenza domestica o dalle insidie.
UFG