Il Consiglio federale ha analizzato otto modelli e ha preso in esame il diritto di ridurre la percentuale di lavoro per madri e padri
La conciliabilità tra famiglia e lavoro è un compito che impegna costantemente i genitori per un lungo tempo, affinché i figli saranno relativamente autonomi. Il congedo di paternità, che concerne un breve periodo dopo la nascita dei figli, è una misura che potrebbe contribuire a una più equa divisione dei ruoli. Sul congedo di paternità si sono avute alcune richieste politiche, come il postulato depositato nel giugno 2011 dalla consigliera agli Stati, Anita Fetz. L’esponente del PS chiede la Governo di esaminare un modello di congedo da finanziare attraverso il risparmio individuale e accompagnato da misure fiscali. Nel suo rapporto, che ha affrontato il tema, il Consiglio federale ha presentato otto modelli sulla misura, ma non ritiene l’introduzione del congedo di paternità per conciliare famiglia e lavoro un’assoluta priorità.
I differenti modelli variano dal diritto delle obbligazioni alla previdenza professionale e individuale alle indennità di perdita di guadagno. Il modello 1 consente ai genitori il diritto al congedo di paternità o parentale senza alcuna indennità. I modelli 2 e 3 vengono finanziati dai genitori tramite capitali di previdenza professionale (3°pilastro) o individuali. Essi non generano dunque costi diretti. La durata di 16 settimane di assenza genera però problemi organizzativi ai datori di lavori. Una settimana di congedo di paternità nel modello 4, retribuita dal datore di lavoro, verrebbe a costare alle imprese circa 110 milioni di franchi l’anno. I tre modelli 5 fino a 7, che prevedono il finanziamento tramite l’indennità di perdita di guadagno (IPG) con 4, 16 o 24 settimane, causerebbero costi di 385 milioni, circa un miliardo e rispettivamente 108 miliardi di franchi. Il Consiglio federale non indica qual è il modello da seguire e presenta nell’ottavo una combinazione dei modelli 1, 2 e 5 con 16 settimane di congedo per ogni genitore. Al padre saranno finanziate 4 settimane dall’IPG. Su un altro punto, differente dal congedo di paternità e parentale, il Governo è più concreto. Il Dipartimento federale dell’interno (DFI) dovrà esaminare di introdurre nel diritto federale, la possibilità di ridurre per le madri e i padri la propria percentuale di lavoro fino a un massimo del 20% dopo la nascita di un figlio. Misura introdotta di recente per il personale federale.
Un fattore determinante, che invece contribuisce a conciliare vita familiare e professionale, sono le strutture di accoglienza extra familiare per i bambini. Offerta che bisogna sviluppare, perché ha anche risvolti positivi sulla parità fra donna e uomo. Sono questi i risultati di una ricerca nel quadro di un programma del Fondo nazionale la Svizzera (FNS) sulla “Parità dei sessi”, che è stata realizzata dall’ufficio di studi e consulenza INFRAS (Zurigo) e dall’Istituto svizzero di ricerca empirica in economia dell’Università di San Gallo. Un aumento dei posti di custodia influirebbe notevolmente sulla riduzione del tasso di attività lavorativa. Con più strutture, aumenterebbero proporzionalmente i posti di lavoro a tempo pieno per le madri che lavorano. Oggi le donne con figli in età inferiore ai 15 anni che lavorano a tempo pieno sono solamente il 13%. La situazione per i padri è capovolta (89% a tempo pieno), ma allo stesso tempo con più posti di custodia diminuirebbero in egual misura i posti a tempo pieno degli uomini, sostengono i ricercatori. La riduzione avrebbe però un impatto negativo sulla carriera, ma creerebbe maggiore parità fra i sessi e ridurrebbe per le madri la responsabilità di accudire ai figli. Gli autori dello studio chiedono dunque sufficienti posti di custodia di qualità, accessibili a tutti e finanziariamente sostenibili. Lo studio mostra come i genitori che lavorano ricorrono per la custodia dei figli in egual misura alle strutture a nonni o vicini. Dai dati sulle strutture disponibili in Svizzera emerge, che sono poco numerose e al di sotto degli obiettivi dell’Unione europea (UE). I posti di custodia a tempo pieno a disposizione per bambini in età prescolare sono l’11% e l’8% per quelli in età scolastica, contro il 33% rispettivamente il 90% dell’UE. Inoltre il problema riguarda anche i datori di lavoro, che dovrebbero sostenere le famiglie con condizioni di lavoro flessibili e dare il proprio sostegno alla assistenza dei bambini, sostengono i ricercatori.