Secondo lo studio del Bmj la situazione peggiora col passare degli anniPer arrestare il declino delle capacità cognitive appare sempre più indispensabile seguire stili di vita corretti
Una volta si credeva che a perdere colpi si cominciava oltre i sessant’anni. Oggi si sa che a dimenticare e ad avere difficoltà ad organizzare le conoscenze ed altre funzioni cognitive si comincia a 45 anni. Ad accertarlo è uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto dal Centro di ricerca in epidemiologia e salute pubblica in Francia e dall’University College of London.Fino a 49 anni si “perde” il 3,6% delle capacità sia tra gli uomini che tra le donne, poi cominciano le differenze: dopo i 65 anni gli uomini perdono il 9,6% e le donne il 7,4%. Si può fare qualcosa per mantenere intatte e magari aumentare le proprie capacità? Di sicuro c’è che le funzioni tendono non ad aumentare, ma a decrescere. Si può, però, fare qualcosa per perderle molto più lentamente. Ecco le cinque regole. La prima consiste nel fare regolarmente dell’attività fisica. Non c’è bisogno di fare sport a livello agonistico, basta camminare, fare movimenti con le braccia e con il corpo, nuotando un po’ al giorno, salendo le scale, magari non di corsa, e perché no? lavando i piatti o facendo altri lavori di casa. Forse è per questo che le donne sono favorite rispetto agli uomini. Pensate a chi ha l’artrosi (e dopo i 50 anni sono pochi quelli che non ce l’hanno): per loro vale il detto “chi si ferma è perduto”, perché le articolazioni si “arrugginiscono” e col tempo non si riesce più a muoversi speditamente. La seconda regola richiama alla memoria un insegnamento antico, secondo cui l’infelicità dipende dal fatto che ci si pone obiettivi irraggiungibili, che, in quanto tali, ci portano alla frustrazione. Dunque, non prefissiamoci obiettivi “campati in aria”, non scervelliamoci a diventare scrittori se non abbiamo la preparazione e le qualità per farlo, magari invogliati solo dal fatto che un nostro conoscente lo è diventato.
Fare quello che è alla nostra portata è un sano principio di buon senso. Piuttosto, mettiamoci in testa e nel cuore di fare bene quello che possiamo e sappiamo fare. Nella vita ognuno di noi non può fare tutto, ma ognuno può fare sempre meglio quello che sa fare. La terza regola sottolinea che se si legge, se s’impara, se si è curiosi di notizie, di informazioni, di spiegazioni e di conoscenze in generale, si tiene allenata la mente e questa contrasta l’invecchiamento. È provato che coloro che lavorano di testa, riescono ad esercitare più a lungo le loro qualità intellettuali. Se si legge un libro interessante, si hanno addirittura effetti positivi immediati sia sull’umore, sia sull’ipotalamo, che è una zona del cervello che produce ormoni che aiutano l’organismo a mantenersi sano. La quarta regola include tutto quello che abbiamo detto finora. Con un’espressione semplice e chiara si potrebbe dire: viaggiare fa bene. Cosa vuol dire viaggiare? Non vuol dire andare da Roma a Milano chiusi nel vagone letto e rimanere a Milano sempre in casa con i parenti. Viaggiare vuol dire conoscere, interessarsi ad altri luoghi, ad altre persone, ad altre abitudini, ad altre tradizioni, ad altre culture, ad altre lingue. Lo scambio è sempre positivo perché si dà e si riceve, e in questo modo si progredisce e si migliora. La quinta regola è la tavola. Oggi, si sa, il cibo non manca, almeno nei Paesi occidentali non si muore di fame, semmai si muore perché si mangia male, troppo e male, costringendo il nostro corpo ad un superlavoro che alla lunga lo logora. Una dieta ricca di grassi saturi e troppo ricca di proteine non va bene perché produce danni. Viceversa, mangiare legumi, verdure e frutta ci protegge contro l’invecchiamento e anche contro le malattie. Insomma, le malattie ci sono, prima o poi, con l’età, arrivano: evitiamo di aiutarle a venire, ma cerchiamo di ritardare il più possibile il loro arrivo. In fondo, se lo facciamo, lo facciamo per la nostra salute. [email protected]
2 commenti
è risaputo già da molti anni che il cervello, a partire dai 40 anni perdi 100 mila cellule cereb rali al giorno. Sono miliardi, ma dopo alcuni anni si incomincia ad accusare segni evidenti di degrado. Perchè bisogna “darsi da fare” in tutti i sensi? Perchè di tutte le cellule cerebrali che la natura ha dotato gli esseri viventi, solitamente si utilizza solo la metà; ecco perchè bisogna continuare a “faqre” in assoluto, perchè le cellule “dormienti” devono imparare a fare ciò che facevano quelle che abbiamo perso. A proposito di invecchiamento cerebrale, avete sentito cosa hanno accertato ricercatori americani? Con i semi di cacao (5 al giorno) in donne ultrasessantenni, la circolazione cerebrale migliora del 60% e la memoria ricupera il 40%. Per saperne di più cercate su internet “cocoa beans”. Cordialità…
G.Boccardo
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è risaputo già da molti anni che il cervello, a partire dai 40 anni perde 100 mila cellule cerebrali al giorno. Sono miliardi, ma dopo alcuni anni si incomincia ad accusare segni evidenti di degrado. Perchè bisogna “darsi da fare” in tutti i sensi? Perchè di tutte le cellule cerebrali che la natura ha dotato gli esseri viventi, solitamente si utilizza solo la metà; ecco perchè bisogna continuare a “fare” in assoluto, perchè le cellule “dormienti” devono imparare a fare ciò che facevano quelle che abbiamo perso. A proposito di invecchiamento cerebrale, avete sentito cosa hanno accertato ricercatori americani? Con i semi di cacao (5 al giorno) in donne ultrasessantenni, la circolazione cerebrale migliora del 60% e la memoria ricupera il 40%. Per saperne di più cercate su internet “cocoa beans”. Cordialità…
G.Boccardo
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