L’Europa ricerca le soluzioni più adeguate per l’impiego e l’occupazione giovanile
La sentenza della Cassazione ha chiuso un lungo e travagliato iter giudiziario durato oltre otto anni. I quattro dirigenti italiani e i due tedeschi, per i quali serve una differente procedura, si sono aperte le porte del carcere per espiare le gravi colpe commesse nella direzione della Thyssen acciaierie di Torino.
Giustizia è fatta, verrebbe da dire: per i parenti delle giovani vittime perite sul lavoro e per ricordare degnamente chi ha sacrificato la propria vita a causa della mancanza dei più elementari sistemi di sicurezza previsti dalle leggi istitutive. Anche per questo i giovani hanno ricevuto raramente così tanta attenzione da parte della classe politica. A fronte di livelli elevati di disoccupazione giovanile – in Italia, oltre il quaranta per cento – la politica ha riscoperto i vantaggi che gli apprendistati possono offrire. Ultimamente, in molti paesi membri dell’Unione europea vi sono stati importanti sviluppi per favorire la transizione dalla scuola al mondo del lavoro e per migliorare la formazione in apprendistato.
Ci possiamo chiedere, per esempio, se i sette giovani operai, periti nel dicembre del 2007 nel rogo della Thyssen di Torino, fossero sufficientemente formati per esercitare le loro mansioni in un ambiente degradato e pericoloso per l’irresponsabile conduzione dell’ impresa, i cui dirigenti sono stati condannati a lunghe pene detentive. Di fatto, è in atto un periodo di frenetiche attività in tutta l’Unione europea: Attuazione di nuove normative; definizione e realizzazione di processi di revisione; sviluppo di nuove strategie per migliorare i sistemi di formazione in apprendistato; ristrutturazione delle strutture amministrative per adeguarle ai nuovi compiti.
In Francia è stato modificato il codice del lavoro dalla legge sulla formazione professionale, l’occupazione e la democrazia sociale. Con la creazione del Consiglio nazionale per l’occupazione, la formazione professionale dei giovani viene gestita da un organismo composto da tutti gli attori del mondo del lavoro, inclusi, naturalmente, i sindacati.
In Belgio, nella parte francofona del paese, l’accordo di cooperazione in materia di formazione, emendato nel 2015, prevede una migliore qualità degli apprendistati, l’armonizzazione degli accordi contrattuali esistenti, un migliore sostegno a favore degli apprendisti negli istituti di formazione e sul posto di lavoro. In Spagna il regio decreto del 2012 ha istituito due tipi di apprendimento basato sul lavoro: contratti per la formazione e gli apprendistati da una parte, formazione professionale duale – scuola, lavoro – dall’altra.
Il Regno Unito ha un quadro decentrato per la formazione con sistemi diversi per Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del nord che tengono conto delle diverse realtà storiche e sociali di ogni regione.
In Germania, il governo federale, quelli regionali e le parti sociali (organizzazioni sindacali e dei datori di lavoro) hanno adottato la strategia congiunta “ Alleanza 2015- 2018 per la formazione iniziale e continua”, contenente una serie di provvedimenti destinati a preparare al meglio i giovani nelle future professioni e nel mondo del lavoro. Giurisdizione di forte analogia con la Confederazione Elvetica
Inoltre, particolare di assoluta importanza negli attuali processi migratori di massa, le parti sociali hanno accettato di condurre attività congiunte per aumentare il numero di giovani migranti partecipanti alla formazione in apprendistato. Programmi simili sull’istruzione e la formazione sono stati introdotti in Danimarca, nei Paesi Bassi, in Irlanda e in tutti i paesi scandinavi.
In Italia è stato gradualmente attuato il testo unico dell’apprendistato, ove è prevista l’istituzione del catalogo nazionale dei profili professionali sulla base di accordi collettivi e standard professionali definiti a livello settoriale e regionale. Nel 2015, il cosiddetto “ Jobs Act “, ha introdotto cambiamenti destinati a superare le differenze nei regolamenti fra regioni, nonché incentivare l’apprendistato, abbattendo i costi della formazione interna ed esterna, eliminando, inoltre, i limiti di età per gli apprendistati professionali e per chi è disoccupato.
Trattasi di una riforma parziale e incompleta che rappresenta, pur tuttavia, un primo importante passo per il recupero all’attività formativa e lavorativa di milioni di nostri giovani.
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