Ebbene sì, avete capito bene questa rubrica tratterà una serie di tematiche in cui il fattore P ovvero la Psicologia può davvero fare la differenza.
Io sono Beatrice Nasta, Dottoressa in Psicologia Clinica e della Salute presso la Scuola di Firenze, di recentissima immigrazione nel Canton Zurigo. Quando già a 18 anni scelsi di fare la psicologa, i miei genitori mi guardarono con occhi spalancati e mi chiesero il motivo di tale azzardata decisione, bombardandomi di morali sul fatto di dover scegliere una carriera diversa che presto mi portasse allo stipendio fisso e al contratto indeterminato. Al di là della criticità di trovare un posto fisso che tocca trasversalmente gran parte delle professioni odierne in Italia, i miei in parte mi dicevano una cosa giusta: dopo poco mi resi conto che gli psicologi lavorano più per passione, per vocazione, che per arrivare a fine mese, aiutando persone che soffrono alle volte senza ricevere un grazie, professionisti che debbono arrangiarsi e reinventarsi la professione ogni giorno e che soprattutto debbono imbattersi in pregiudizi che li etichettano come arrivisti che sfruttano la malattia mentale dicendo una serie di ovvietà (delle bischerate per dirlo alla fiorentina). Ecco dunque che alle volte mi capita di rimuginare sul mio percorso ma poi la domanda con cui termina la mia ruminazione è sempre la stessa: sei felice di quello che fai, che poi definisce chi sei? E la risposta è sempre la stessa: Sì! Dunque, continuo ad occuparmi del comportamento umano mentre i miei genitori ancora si domandano che cosa poi realmente faccia.
Per capirlo partiamo dal significato del termine Psicologia, ossia studio della Psiche, ma direi scienza del comportamento umano e della interiorità. E sottolineo scienza, perché benché se ne dica la psicologia ha basi scientifiche, esperimenti e studi si sono occupati di dare credito alle teorie dei miei colleghi, dunque quando diciamo qualcosa non siamo proprio paragonabili ai cartomanti o agli indovini (con tutto rispetto). Certo la materia che trattiamo è molto complessa, imprevedibile e difficilmente categorizzabile, ecco perché una delle prime cose che dico ai clienti è di non aspettarsi verità assolute e risposte certe, non impartisco lezioni, ma aiuto a farsi domande, ad andare oltre il proprio naso, ad ascoltare cosa certi sintomi possono dirci su di noi e il grosso del lavoro viene fatto proprio da chi chiede aiuto.
Io con la psicologia ho un grande debito perché mi ha permesso di capire meglio me stessa e gli altri, mi ha insegnato ad essere empatica e gentile con le persone, mi ha educata alla profondità.
Sono dunque lieta di rappresentare il fattore P per mostrare come la Psicologia possa far luce su alcuni temi caldi dei nostri giorni, aiutandoci a vivere più felici.