Nel mese di gennaio si è svolto a Berna un convegno dal titolo” Futuro dei corsi di lingua e cultura in Svizzera, qualità, sviluppo e integrazione “a cura di IGE, gruppo di interesse per la lingua prima e con il sostegno di numerosi enti ed organizzazioni tra cui: il sindacato VPOD di Zurigo, il PH di Zurigo, il Volksschulamt del cantone di Zurigo, il sindacato Unia, la Interbiblio, SIKJM. Spinta dal mio personale interesse per tutto quello che riguarda il mondo della scuola ho partecipato al convegno. Ne ho seguito con interesse le varie fasi che prevedevano l’intervento di Ellfie Fleck sul sistema di HSK nelle scuole austriache e di Rosita Fibbi, sociologa esperta di migrazioni sulla situazione nella svizzera francese, che testimoniano un forte interesse per le comunità di immigrati e per la lingua e cultura di cui sono portatrici.
Erano stati previsti alcuni gruppi di lavoro”Workshops” ed ho partecipato a quello curato da Nicoletta Gazzana Priaroggia e da Tiziana Protti che hanno illustrato alcuni aspetti delle loro tesi di dottorato presso l’Università di Friburgo e poi coinvolto tutto il gruppo in uno scambio di idee e riflessioni sui temi trattati.
Ne è seguita l’idea di un’intervista alle due ricercatrici per permettere anche al vasto pubblico dei lettori di conoscere alcuni risultati importanti sul tema corsi. Segue l’intervista alla prof.ssa
TIZIANA PROTTI
Ex-insegnante MAE, con esperienza di 15 anni d’insegnamento all’estero (Francia, Belgio, Svizzera), soprattutto ad alunni di livello primario. Dal 2009 al 2013 ha svolto un dottorato di ricerca presso l’università di Fribourg dal titolo “I Corsi di lingua e cultura italiana nelle dinamiche familiari: quali strategie di trasmissione intergenerazionale dell’ «italianità»? Il caso della Svizzera Romanda”.
Perché secondo Lei i genitori iscrivono i figli ai corsi? Quali sono le loro aspettative?
I genitori iscrivono ancora i figli ai corsi perché molto spesso li hanno frequentati da piccoli e ritengono che offrano garanzie di qualità, grazie ad insegnanti che non solo sono di madrelingua, ma sono stati formati in Italia e a programmi che si rifanno a quelli in vigore in Italia. Rappresentano inoltre un investimento, grazie alla possibilità di ottenere un attestato di frequenza e, da qualche anno, la certificazione, spendibili nel mondo del lavoro.
Dalla mia ricerca è emersa la difficoltà delle famiglie nel trasmettere la lingua: i corsi sarebbero una strategia importante alla quale ricorrono i genitori quale supporto nel processo di trasmissione intergenerazionale.
I ragazzi cosa pensano di trovare nei corsi?
In Svizzera ho insegnato nei corsi a livello primario quindi è sempre stato difficile poter sapere dai bambini cosa pensavano di trovare nei corsi dato che nella maggior parte dei casi liscrizione è voluta dai genitori, anche se spesso con il consenso dei bambini, come mi dicevano gli stessi alunni.
Perché secondo Lei è importante che i ragazzi frequentino i corsi?
È importante che i ragazzi frequentino i corsi perché non si tratta di un comune corso di lingua che si potrebbe trovare presso qualsiasi scuola privata di lingue ma perché la lingua veicolata ha una connotazione affettiva importante per chi li frequenta, è la lingua dei genitori o dei nonni e, anche se in molti casi non è parlata correttamente dagli alunni, è comunque amata.
Quali possono essere le ragioni degli abbandoni?
Le ragioni degli abbandoni dipendono spesso dalla collocazione oraria “scomoda”, cioè al di fuori dell’orario scolastico, quindi a fine giornata, quando i ragazzi sono già stanchi oppure il sabato mattina, a volte in concorrenza con altre attività, più accattivanti per i ragazzi. Un’altra ragione che può spingere all’abbandono, pensando alla mia esperienza d’insegnante, è quella della scarsa considerazione che i corsi hanno all’interno del curricolo scolastico del cantone Vaud. Capita anche di avere qualche abbandono perché il corso non è rispondente del tutto alle esigenze della famiglia e dell’alunno.
Cosa fare per motivarli maggiormente?
Per motivare maggiormente i ragazzi sarebbe opportuno, soprattutto a livello primario, avere classi più omogenee per età e per livello di conoscenza della lingua perché per l’insegnante è difficile gestire la classe e per gli alunni lavorare a gruppi, essendo in molti casi non sufficientemente autonomi per poterlo fare.
Cosa fare per migliorare la qualità dei corsi?
Si potrebbe migliorare la qualità dei corsi avendo una maggiore disponibilità di personale insegnante qualificato, in modo da poter aumentare il numero dei corsi e costituire gruppi-classe più omogenei.
Per l’integrazione dei corsi nel sistema scolastico locale gli accordi devono essere effettuati tra le due istituzioni.
Come si potrebbe dare più rilievo ai corsi oltre al fatto che in molti cantoni il voto è registrato nella pagella svizzera?
Oltre al voto registrato nella pagella svizzera, nei cantoni in cui è già previsto, sarebbe opportuno che l’istituzione considerasse il corso non come un’appendice ma come uno degli strumenti che concorrono alla formazione globale dell’alunno. Essendo la lingua italiana una delle lingue della Confederazione, si potrebbe attribuirle lo stesso statuto riservato alle altre lingue.