Gli idrati di metano sono molecole di gas intrappolate nell’acqua ghiacciata sotto i fondali marini ad almeno 4-500 metri fino a 4 km
Se qualcuno dicesse che ha visto il ghiaccio bruciare, probabilmente verrebbe preso per matto, ma è vero: il ghiaccio può bruciare. Lo hanno detto, visto e dimostrato i giapponesi. Ovviamente non si tratta di ghiaccio puro e semplice. Non è che mettiamo un litro di acqua nel congelatore e il ghiaccio che si formerà potrà esser bruciato. No. Si tratta di idrati di metano, cioè molecole di metano intrappolate nel ghiaccio, che forma solo una specie di gabbia che al suo interno imprigiona, appunto, molecole di metano.
Se si pensa che un metro cubo di ghiaccio può contenere 170 metri cubi di metano, allora si capisce che si tratta di una grande scoperta destinata a rivoluzionare anche il mercato dell’energia. Da decenni, ormai, i ricercatori e le industrie si danno da fare per trovare soluzioni al problema delle fonti energetiche diverse dal petrolio. E’ vero che trent’anni fa si ipotizzava l’esaurimento del petrolio, cosa mai avvenuta e che è ancora lontana dal verificarsi, ma prima o poi ci sarà, e se si troverà per tempo un’altra fonte di energia più pulita, tanto meglio. Oltre al petrolio, che inquina, c’è il carbone, che inquina ugualmente, se non di più, c’è il gas. Chi non ha risorse proprie, deve ricorrere all’acquisto all’estero.
L’energia elettrica può essere prodotta dal nucleare, che è un’energia pulita ma fa paura; dal vento, che è insufficiente, costosa e soprattutto “capricciosa”; dalla luce del sole, che è molto più costosa. Il gas non è meno inquinante, ma esiste in natura e chi ce l’ha può sfruttarlo. Il Giappone è uno di quei Paesi che hanno dovuto far ricorso all’energia nucleare per sopravvivere, ma che ora si è scoperto che è ricchissimo di idrati di metano.
Che il gas metano fosse presente in quantità notevoli all’interno di molecole di acqua ghiacciata è stato scoperto circa cento anni fa, ma solo in tempi recenti si è capito l’incredibile potenzialità di risorse rappresentate da questi idrati di metano.
Vari Paesi – Usa, Canada Russia – hanno cercato di recuperare il metano intrappolato nel ghiaccio, ma poi la corsa alla ricerca si è ristretta all’India, alla Cina e al Giappone, appunto, che sta lavorando dal 1998 alle ricerche per estrarlo.
Gli idrati di metano non si formano in superficie, ma nei fondali degli oceani ad almeno una profondità di 4-500 metri fino ai 4000 e sotto il permafrost delle regioni continentali, ad una profondità di almeno mille metri. Le condizioni in cui la formazione di idrati di metano può avvenire sono due: le temperature fredde e la fortissima pressione. Gli esperti pensano che nel mondo le riserve di idrati di metano siano ingenti, almeno pari alla quantità di tutte le riserve conosciute di combustibili fossili (carbone,petrolio, gas naturale) e almeno 50 volte l’attuale disponibilità di gas naturale.
Il Giappone, povero di altre fonti naturali di energia, ha scoperto di avere depositi sul fondo delle sue acque territoriali – a circa 50 km dalle coste della principale isola giapponese, nella Depressione di Nankai – tali da soddisfare il fabbisogno energetico per almeno un centinaio di anni.
Le trivellazioni, annunciate nel gennaio scorso, sono state condotte a mille metri di profondità usando un metodo di depressurizzazione per trasformare gli idrati di metano in gas metano. La scadenza fissata per la commercializzazione è fissata nel 2018. Contemporaneamente dovranno essere studiate le conseguenze di questo metodo di estrazione sull’ambiente.
I problemi potrebbero essere di tre ordini. Primo: possibilità di smottamenti e crolli di sedimenti; secondo: conseguenza del punto precedente è che potrebbero verificarsi maremoti; terzo: il gas liberato dai fondali e non “catturato” potrebbe avere effetti sul clima dato il suo carattere di gas serra.
1 commento
Lo scioglimento dei clatrati provoca l’ebollizione degli oceani, salendo il metano stratifica ad alte quote e riflettendo i raggi infrarossi scioglie i ghiacciai delle montagne. Sarà prima o poi la causa della prossima estinzione terrestre in quanto oscurerà il cielo, come è stato in passato. La così detta Pistola dei clatrati sarà il più grande problema della umanità futura. Urge attuarne un rimedio subito.