Giudichereste meno severamente una persona che vi fa un danno sapendo che si tratta di un errore? Secondo uno studio americano la risposta dipende dalla cultura
L’intenzione influisce sul nostro giudizio morale, lo studio dell’Università di California, sotto la responsabilità dell’antropologo Clark Barrett, arriva a questa conclusione dopo aver esaminato il modo in cui le persone giudicano le azioni di altri in diverse società in tutto il mondo. In più, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, il nostro giudizio dipenderebbe dalla nostra cultura.
In un’intervista a Clark Barrett su Live Science, l’antropologo ha spiegato che: “ci sono tanti casi dove incolpare più o meno severamente l’atto di una persona o il suo fallimento potrebbe dipendere da se l’atto è stato compiuto di proposito o no”. Barrett fa l’esempio della differenza tra due assassini, di primo grado (se la persona ha voluto uccidere) e secondo grado (l’assassinio non è stato intenzionale), questa differenza nel giudizio avrebbe meno a che fare con l’atto stesso ma con lo stato d’animo dell’autore di un delitto.
Se si cercano studi simili, presto si scoprirà che, secondo la scienza, il peso delle intenzioni conta molto quando si tratta di giudicare qualcuno, inoltre sarebbe un tratto umano universale, però questi studi si basavano soprattutto sulle società occidentali e quindi paesi industrializzati. È per questo che Barrett e il suo team si sono concentrati anche su altre parti del mondo, coinvolgendo 322 partecipanti in dieci società su sei continenti.
Ai partecipanti venivano presentati scenari in cui una persona faceva del male a qualcuno, gli atti comprendevano ad esempio furti o danni fisici, alcuni danni erano stati commessi di proposito, mentre altri per errore, poi i partecipanti dovevano giudicare la gravità dell’atto. Uno dei risultati dello studio è quello che in tutti i posti l’atto intenzionale è stato giudicato cinque volte più severamente che quello casuale.
Nelle società occidentali, i ricercatori hanno osservato però come l’intenzione influisce più che negli altri luoghi sul giudizio delle persone. Aveva meno peso l’intenzione ad esempio sulle isole Fiji e in due società africane: Hadza e Himba.
Avvelenare, ad esempio, la fornitura d’acqua “è stato giudicato molto male dagli Hadza e Himba e indipendentemente dal fatto se l’atto era stato compiuto di proposito o per sbaglio – spiega Barrett e continua – le persone dicevano cose come ‘anche se lo fai per errore non dovresti essere così spensierato’”.
I ricercatori inoltre hanno analizzato altri impatti che potrebbero mitigare il giudizio, come se le persone agivano per autodifesa, agivano per disinformazione o erano malati, infatti è lì che si notavano le differenze culturali: “noi nei paesi occidentali e persone che hanno avuto un’educazione scolare occidentale crediamo che l’intenzione e molto rilevante per i giudizi morali, così è stato sorprendente vedere che le intenzioni erano meno rilevanti di quanto ci aspettavamo”, conclude Barrett.