Campagna elettorale elezioni europee
Girare per la mia valle alla ricerca del tempo perduto è come rivivere ogni emozione del passato che è dentro ognuno di noi. Rivedo Giorgio, il compagno con cui ho tracciato la panoramica autostradale che porta da Bellinzona sino al culmine del Monte Ceneri, il luogo delle manifestazioni socialiste estive arricchite dal profumo del risotto e dai canti di Bella Ciao. Ritrovo Fausto, il morbegnese un poco matto con il quale gareggiavo nelle sfide amatoriali delle corse campestre paesane.
Mi imbatto in Giovanni, l’intellettuale del gruppo, con cui passavamo le sere e le notti dei primi anni settanta a ragionare sulla rivoluzione del giorno dopo, nel mentre Anna e Federica, spazientite e annoiate ci mandavano in malora. Poveretti!
Insomma, li ritrovo tutti o quasi, con un misto di commozione e rimpianto per quelli che hanno abbandonato troppo presto questo nostro pazzo mondo. Ritrovi di “campagna elettorale” per il rinnovo del parlamento dell’Unione, il nobile signore che ha perduto il fascino della grande utopia annunciata a Ventotene da Altiero Spinelli e dai pensatori del novecento. Incontri sparuti nei quali si parla di tutto, in genere, di fatti e misfatti legati al territorio circostante senza che alcuno sappia o voglia alzare gli occhi oltre le Alpi Retiche per lanciare lo sguardo sulle distese della mitteleuropa su cui si giocherà il nostro destino nei decenni e nei secoli a venire.
Il fisico così così, logorato dagli anni e dalla noncuranza con cui l’ho strapazzato confidando nella benevolenza del creatore e del fato amico, il morale a terra al solo pensiero del “chi te lo ha fatto fare”, alla tua età, ad accettare la sfida della candidatura alle europee senza la pur minima riflessione sulla difficoltà dell’impresa.
Cosa può, il poverello sperduto tra i villaggi della grande pianura, mentre va, guidato dal satellitare che tutto vede, all’incontro con Daniele, l’amico del mantovano, anche lui in là negli anni, che mi ha dato sostegno e coraggio?
È un uomo tutto di un pezzo, l’agenda fitta di impegni un po’ovunque nella bassa Lombardia, a richiamarmi alla responsabilità del compito che sto svolgendo: rinverdire il sogno di una nuova Europa del lavoro e della pari dignità per i suoi cittadini.
Ritorno in Valtellina con qualche speranza in più al pensiero di ciò che mi aspetta in quel di Morbegno ove sono invitato all’assemblea informativa sulla Banca Popolare di Sondrio. La banca che ha effettuato i pagamenti delle pensioni dei nostri emigrati all’estero per diversi anni e che è da sempre, per noi valtellinesi, la cassaforte dei nostri risparmi e delle nostre aspettative.
Azionisti e correntisti della Banca popolare di Sondrio sono già da tempo a rischio, ancor di più con le novità introdotte dal Decreto Crescita in vigore dal primo maggio.
La trasformazione coatta a cui stiamo assistendo di tutte le banche popolari in Spa e la regola un’azione un voto, nel caso della popolare di Sondrio sarebbe particolarmente dannosa perché lascia campo aperto alla sempre maggiore ingerenza dei fondi speculativi e di interesse estranei alle dinamiche ed alla cura dell’economia del territorio valtellinese e delle valli limitrofe. Questo processo in atto è un unicum europeo: nessun altro paese ha mai imposto percorsi simili alle sue banche.
Anzi Germania e Francia, pur se in forme diverse, hanno difeso il carattere e rispettato l’autonomia delle loro banche popolari che sono da sempre custodi dei risparmi dei correntisti e degli azionisti del territorio.
Per questi motivi è necessario bloccare subito la convenzione in società per azioni della popolare di Sondrio prevista nel Decreto Crescita.
È urgente che nella conversione in legge del Decreto Crescita da parte delle camere si trovi il sistema per riequilibrare una situazione che ancora una volta lede i diritti e gli interessi dei risparmiatori.
La Banca popolare di Sondrio è solida e redditizia, unica mutua con un attivo di otto miliardi di euro che non è ancora diventata Spa. Per questo giustamente soci e manager locali, io con loro, abbiamo da subito osteggiato la riforma.
Raccolgo l’appello a non svendere un tesoro che per i valtellinesi è sempre stato un punto di riferimento costante e per i nostri valligiani sparsi in Europa e nel mondo, la cassaforte di casa in cui custodire il tesoro di una degna e meritata vecchiaia nei villaggi della valle amena. L’avventura europea, nel frattempo, continua.