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25 April 2024
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STORIE di Gianni Farina

Il partito democratico alla ricerca dei valori che reggano l’urto della storia

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Evitare con ogni mezzo il fallimento di un sogno 

Grazie a Gianni Cuperlo.
Grazie alla sua saggezza, quando ci dice che mai come oggi non capisci dove sei, dove siamo, se non alzi lo sguardo su un mondo che si muove a una velocità pazzesca.
Pochi anni fa il ministro delle finanze tedesco, uomo potente, voleva convincere Bruxelles a cacciare la Grecia dall’Euro.
Il piano fallì per il dissenso di Obama.
Oggi si ripropone la sfida dell’unità europea di fronte agli attacchi di Trump e dei suoi servi, i vari Salvini e Le Pen, annidati nel cuore dell’Europa.
Obama, difendendo Atene, difendeva l’Europa.
L’attuale presidente americano difende la Brexit.
E toccherebbe all’Europa rinascere dalla crisi e riscattare le sue colpe.
Rivendicare i suoi valori, navigare nel mediterraneo per salvare le vite dei disperati.
Essere continente della libertà. Dell’umanesimo, come dice Gianni, dell’illuminismo e della laicità.
E allora il tema è come si ricostruisce un patto fondato sui valori che reggano l’urto della storia. Basta forse questo a dirci il perché va salvaguardata l’unità del partito democratico.
Lo aveva capito Alcide De Gasperi, più di settanta anni fa, alla conferenza di Parigi, nell’agosto del 46.
Avevamo perso la guerra e marciato a fianco del mostro nazista.
Ma lui, abbandonato l’abito dimesso del funzionario sconfitto, si presentò “col profilo democratico e antifascista” di chi ci andava nel nome di una repubblica che si ritrovava nel solco dell’umanitarismo di Mazzini, del solidarismo cristiano, delle speranze internazionaliste dei lavoratori. Le tre culture a fondamento della costituzione, patrimonio costitutivo del partito democratico.
Nato per attrezzare le forze di progresso di fronte alla sfida di questo nostro tempo.
Ora, dopo un decennio, mentre la democrazia è aggredita come mai prima, non capirei come i drammi e gli errori compiuti possano guidare alla rottura e al fallimento di quel disegno.
Il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, sa di non avere davanti molto tempo e ciò rende più urgenti quelle riforme che meritano di vedere la luce.
Dalla norma sui minori stranieri non accompagnati allo Ius Soli, che giace al senato in attesa di un segnale dal vertice. I dossier sulla scuola e sul Jobs Act per ciò che va cambiato per difendere le ragioni dei diritti e della dignità di chi lavora.
E infine, la parabola del terremoto. In venti anni, per aggiustare i danni di alluvioni e terremoti, si son spesi 250 miliardi.
Per mettere in sicurezza suoli, villaggi, ospedali e case servono 4 miliardi all’anno per i prossimi 20 anni.
Una sfida epocale per la nostra Italia.
E la vera sfida, oggi, è una diversa idea di sviluppo e del futuro dell’occidente europeo.
C’è molto da ricostruire: uno stato, uno spirito di comunità, un’etica e una morale pubblica.
Lo possiamo fare appellandoci a quella parte di società che abbiamo spesso dimenticato.
Chi ha abbandonato il nostro paese perché ha perso la fiducia nella possibilità di un suo rinnovamento. Chi si organizza e rappresenta i bisogni. Chi lavora e produce beni. Chi fa cultura di solidarietà e fratellanza.
Obiettivi ambiziosi. Persino presuntuosi.
È quello di cui abbiamo bisogno. Dialogare e comprendersi, è ciò che non è accaduto ed è uno dei limiti dolorosi di questa stagione politica.
Per Gianni Cuperlo, ed io sono d’accordo, conviene ripartire da Gramsci e Sturzo e dall’intuizione che solo nella questione meridionale l’unificazione del paese viveva e continua a vivere.
Ripartire, insomma, dalle diseguaglianze, immortalate nell’esodo di massa di un popolo verso le terre d’Europa e del mondo.
Saper parlare a tutti.
A quelli che stanno dentro un partito e a chi sta fuori.
Rompere gli schemi dei vasi non comunicanti.
Abbattere i recinti costruiti in una stagione politica dominata dalle divisioni.
Riportare al centro la voglia, una speranza, il bisogno che fa della politica una necessità.
E se nel nostro tempo si alza qualcuno – o molti – a dirti che la politica è morta allora è possibile che quel mondo cambi ancora. E non nel modo migliore.
Ognuno di noi è una goccia, una piccolissima cosa.
E come tutti siamo davanti ad un bivio della storia.
Sarebbe giusto e bello imboccare il sentiero che va più lontano.
E non farlo da soli.
Per la nostra Patria italiana. Per i popoli d’ Europa e per il mondo che verrà.

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