Un angolo di Italia, ai margini dei cambiamenti della storia. Luoghi persi nel tempo. Definiti da una manciata di fogli di calendario e di antichi scritti ormai ingialliti. Né moderno, e neppure vasto. È il “Piccolo mondo antico” di Antonio Fogazzaro. Figura di spicco della letteratura di metà dell’Ottocento. Senatore del Regno di Italia. Più volte, ma senza fortuna, candidato al premio Nobel per la letteratura. Descrisse la vita di provincia ai tempi del Risorgimento italiano. Per la precisione: la vita della Valsolda, angolo di mondo incastonato tra la provincia italiana di Como e quella svizzera di Lugano. Ieri come oggi: terra di frontiera. Ai tempi in cui l’attuale Repubblica passava dal sogno di una nazione unita alla realtà del Regno di Italia. Borghesia, nobiltà, proletariato, mondo agreste, vita di provincia. Molto, molto lontano nel tempo la storia di ciascuno di noi probabilmente ha avuto personaggi che Fogazzaro ha descritto con queste parole: “La vita era questa. Sull’alba andava alla messa dell’arciprete. Lavorava fino alle undici. Mangiava pane, erbe, frutta, non beveva che acqua. Nel pomeriggio lavorava per niente le terre delle vedove e degli orfani. La sera, seduto sulla sua porta, parlava di religione”. Di questo e d’altro ancora si è discusso in una recente conferenza presso la Villa Ciani di Lugano. Patrocinato dalla sezione svizzera del FAI, fondazione italiana per la tutela dei beni di interesse storico-culturale, l’evento è stato coordinato da Pietro Montorfani, responsabile dell’Archivio Storico della Città di Lugano.
La trama dell’opera di Fogazzaro è nota: si raccontano le vicende di una nobile famiglia italiana ai tempi in cui l’Italia combatteva per la sua indipendenza. Le vicende politiche fanno da sfondo e minimo comune denominatore ai rivolgimenti sociali. In nome della libertà del paese, desiderata da tutti, la nobiltà si mescola alla borghesia, ed entrambe al proletariato contadino. Antico mondo e l’arrivo di nuovi personaggi convivono tra la frontiera italo-svizzera in nome della libertà. Ne risulta un mosaico di caratteri, di personaggi che la vita di provincia costringe a sopravvivere di espedienti piuttosto che impegnarsi nelle grandi imprese patriottiche dell’epoca. In questa piccola geografia, il confine italo-svizzero riassume le caratteristiche di una mentalità divisa solo da una frontiera ma non nello spirito. Da un lato: il territorio italiano, ancora sotto il governo austriaco. Dall’altro: il Cantone di Ticino, terra di Svizzera, rifugio dei perseguitati ed esuli politici italiani. Passano i tempi. Cambiano politiche, politici e desideri umani. Ma il desiderio di rispetto dell’umano e pacifico convivere, nell’Ottocento come ai tempi nostri si conferma una aspirazione fondamentale e condivisa in ogni tempo. Ed ecco che il piccolo ed antico mondo di Fogazzaro, oggi come allora, torna a trasmettere un suo messaggio quanto mai attuale, universale e, forse, ancora lontano dall’avere raggiunto piena realizzazione.