Mentre in Svizzera la scuola ha ripreso il regolare svolgimento delle lezioni già dai primi giorni di gennaio senza così tanti clamori, oggi in Italia è il primo giorno dopo le vacanze natalizie e la confusione è più che totale, le polemiche si sprecano. Già nei primi giorni del nuovo anno, le famose chat scolastiche dei genitori sono diventate roventi a causa dell’avvicinarsi del rientro tra i banchi in corrispondenza con la diffusione incontrollata di Omicron. Che fare, chi può rientrare e chi no, chi è positivo, chi resiste, chi non vuole che si rientri, chi difende imperterrito il diritto all’istruzione dei più piccoli in presenza e soprattutto la rincorsa ai tamponi: il caos regna sovrano. E neanche l’ultimo decreto del Cdm in cui si è deciso il ritorno a scuola in presenza, riesce a mettere un punto fermo sulla situazione, nessun animo è placato, così oggi in Italia è ripresa la scuola e ancora nulla si è capito: alcuni hanno ritardato il rientro di qualche giorno prolungando le vacanze, altri hanno ripreso in Dad, altri ancora hanno ripreso in presenza pur avendo gran parte di personale scolastico e alunni assenti per motivi di salute.
In questa situazione si sprecano gli appelli dei governatori di diverse regioni italiane, presidi delle scuole, medici ed esperti che chiedono un ritardo del rientro per non far coincidere il ritorno a scuola con il picco della diffusione della nuova variante del virus.
La vaccinazione per i più piccoli può aiutare. In Italia, come anche in Svizzera, si è iniziato a vaccinare i bambini. Già la scorsa settimana nella penisola italiana sono stati vaccinati il 12,56% della popolazione di 5-11 anni, ma anche in Svizzera i nostri bambini possono ricevere le loro dosi, anche se ogni cantone si muove autonomamente. Molti cantoni hanno già iniziato le vaccinazioni, saranno tutti attivi entro sabato 15 gennaio. Nel frattempo, come abbiamo detto, la scuola ha ripreso a pieno ritmo, come era prevedibile dopo le dichiarazioni degli esperti federali, la Pediatria Svizzera e l’Associazione professionale dei pediatri di base, per i quali non solo è essenziale mantenere le scuole aperte, ma la vaccinazione ai minori appartenenti alla fascia d’età che va dai 5 agli 11 anni, deve essere introdotta «ampiamente e rapidamente», poiché prima i bambini verranno immunizzati e prima si potranno ridurre le infezioni fra di loro. Intanto, nella prima settimana di gennaio, la prima settimana di scuola dopo le ferie natalizie in Svizzera, i contagi quotidiani hanno toccato picchi di 30’000 contagiati e i pazienti Covid occupano il 33,20% dei posti disponibili negli ospedali, ma non è detto che sia dovuto alla ripresa delle lezioni, la risalita dei contagi si è già avvertita durante il periodo delle vacanze.
L’unica cosa che sembra fino adesso chiara, richiesta e raccomandata da tutte le autorità, sia in Svizzera che in Italia, è la necessità di immunizzare tutta la popolazione indistintamente e adesso è il turno dei più piccoli: che possano tornare a scuola, che possano tornare tra i banchi di scuola immunizzati, che possano tornare a una quotidianità più semplice e serena.
Redazione La Pagina