Martina: “Di Maio chieda scusa a Taranto e all’Italia per le bugie raccontate”
“Hanno confermato il lavoro che abbiamo fatto noi e hanno fatto costare questa titubanza, questa sceneggiata, 80 milioni in più. Su quale conto lo mettiamo? Chi paga?” ha detto senza mezzi termini il segretario del Pd Maurizio Martina, parlando alla manifestazione conclusiva della Festa dell’Unità della vicenda Ilva. E non a torto, visto il risultato portato a casa da Di Maio e il suo Ministero sulla faccenda Ilva. La faccenda non è neanche stata bene ai tanti pugliesi che, sentendosi presi in giro dalla situazione, hanno fortemente contestato a suon di fischi e urla la parlamentare 5 stelle Rosalba De Giorgi, che va via scortata dalle forze dell’ordine. Ma per Luigi Di Maio, quello ottenuto lo scorso 6 settembre è il miglior risultato che si poteva sperare a causa delle condizioni che erano arrivate dal governo precedente.
“Abbiamo ottenuto il miglior risultato possibile con le peggiori condizioni possibili. Avevo davanti una gara illegittima che però non poteva essere annullata e un contratto sottoscritto da un anno e tenuto segreto. Sono stati ottenuti miglioramenti sia sul piano occupazionale sia su quello ambientale”.
Dunque ormai è ufficiale che il colosso lussemburghese dell’acciaio ArcelorMittal entrerà negli stabilimenti Ilva. Il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, ha chiuso la procedura di accertamento sulla vendita al colosso lussemburghese dell’acciaio e disposto di “non procedere” all’annullamento della gara. E nel riassumere i fatti del caso Ilva ha specificato che “in soli tre mesi abbiamo verificato le carte: potevano essere fatti i rilanci per migliorare l’offerta, ma non sono stati presi in considerazione. Si poteva revocare la gara per opportunità essendo il bene pubblico il primo fine da perseguire ma non è stato fatto, dilatando i tempi e facendo scappare ogni altro possibile competitore. C’è stato un ‘eccesso di potere’ ma a termini di legge l’illegittimità dell’atto non è sufficiente per annullarlo”. A conferma del fatto che l’affare Ilva non poteva concludersi in altro modo, Di Maio pubblica il parere dell’Avvocatura di stato che fa capo ad “un interesse pubblico concreto ed attuale” tutelato con la chiusura positiva dell’operazione.
Ma Calenda, predecessore di Di Maio, risponde pronto: “Chiaro ora perché Di Maio ha tenuto segreto il parere. L’Avvocatura conferma in pieno il parere precedente sui rilanci. Eccesso di potere ci sarebbe stato se non si fosse tenuto in conto l’interesse pubblico. In un Paese serio un ministro che distorce un parere istituzionale si dimette”.
foto: Ansa