L’immigrazione in Svizzera è ai livelli più bassi da 10 anni. L’UDC rilancia la limitazione con l’iniziativa popolare “Per una immigrazione moderata”
Nel 2017 i dati della Segreteria di stato della migrazione (SME) confermano il trend sulla diminuzione dell’afflusso di immigrati. Il valore del saldo migratorio relativo solo agli Stati a cui si applica la libera circolazione (ALC) è il più basso da 10 anni, con 30.799 persone emigrate, quasi la metà rispetto al 2008 (73.247) e del 20% in meno rispetto al 2016. Il saldo migratorio sul totale immigrati è diminuito notevolmente rispetto all’anno precedente (−11,7 %). Il motivo principale dell’immigrazione è rimasto invariato: nel 47% si tratta di un avvio di un’attività lucrativa e nel 31% per il ricongiungimento familiare. Nella Confederazione alla fine del 2017 vivevano 2.053.589 di cittadini stranieri (1.2% sul totale), dei quali quasi il 70% dai 28 Paesi membri dell’Ue e i tre dell’AELS. “Si nota un calo massiccio dell’immigrazione da Paesi come Germania, Italia, Spagna e Portogallo” ha detto Daniel Bach, portavoce SME, “e il motivo è la situazione economica favorevole in questi Paesi”. Argomenti che confermano come i movimenti di popolazione dipendono più da fattori economici che da strumenti politici.
Incurante dei dati positivi della SME, l’Unione democratica di centro (UDC) rilancia la battaglia contro l’immigrazione. Insieme all’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente (ASNI) ha lanciato la nuova iniziativa “Per una migrazione moderata” (Iniziativa per la limitazione) che come l’iniziativa contro l’immigrazione di massa chiede che la Svizzera disciplini autonomamente l’immigrazione degli stranieri e chiede inoltre al Consiglio federale di trattare con l’Unione europea (Ue) la disdetta dell’accordo per la libera circolazione entro un anno, se popolo e cantoni accetteranno l’iniziativa. Dovessero fallire le trattative, il governo elvetico dovrà disdire unilateralmente l’accordo, facendo saltare gli altri sei dei Bilaterali I in base alla cosiddetta “clausola ghigliottina”. La scorsa settimana è iniziata la raccolta delle firme che durerà fino al 16 luglio 2019.
Dunque, nonostante le persone immigrate calino, il tema immigrazione e Bilaterali resta d’attualità per l’UDC. È una reazione delle due organizzazioni alla controversa e incompiuta applicazione da parte del Parlamento dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che prevede la preferenza agli occupati indigeni, senza fissare tetti massimi e contingenti. Il presidente dell’UDC, Albert Rösti ha ammonito che “una Svizzera con 10 milioni di abitanti significa pochi posti di lavoro, affitti alti, e sistema sociale indebitato”. I Bilaterali I sono importanti, ha aggiunto Rösti, ma quelli che saranno toccati dall’iniziativa sono di enorme vantaggio anche per l’Ue. Si tratta di un’iniziativa nuova con vecchi contenuti, ma responsabilizza i cittadini svizzeri che dovranno decidere per o contro la libera circolazione, pagando anche il prezzo alto di altri sei importanti accordi bilaterali che verrebbero disdetti. Nella politica europea, che si trova in acque movimentate, l’iniziativa complicherà i difficili rapporti con Bruxelles, che attende un consolidamento dei bilaterali attraverso un accordo quadro istituzionale. La tempistica dell’iniziativa mette anche in difficoltà il ministro degli esteri Cassis, non ancora a suo agio nei rapporti con l’Ue, ma impegnato a trovare soluzioni che salvino i sette “Bilaterali I”, che garantiscono l’accesso ai mercati europei. Ma l’UDC ha risfoderato il suo cavallo di battaglia in vista delle elezioni parlamentari del 2019 e sarà ancora UDC contro tutti.
Gaetano Scopelliti