Nel dibattito sull’iniziativa contro l’immigrazione di massa il Consiglio degli stati inasprisce la preferenza indigena light. Obiettivo primario è preservare gli accordi bilaterali con l’Ue
Il 9 febbraio 2017 dovrà essere applicata l’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa accolta dal popolo nel 2014. I due rami del Parlamento devono accordarsi entro questa sessione parlamentare e i dibattiti sono alle battute finali. A settembre il Nazionale aveva approvato il modello della preferenza indigena light, una soluzione di compromesso, volta a limitare l’immigrazione senza ricorrere a tetti massimi o contingenti. Il dibattito al Consiglio degli Stati, su uno dei temi più caldi della politica nazionale, è stato acceso. Ai senatori erano sottoposti tre modelli per applicare l’iniziativa, tutti con l’obiettivo di inasprire la proposta del Nazionale. Il “Modello Müller”, elaborato nella commissione preparatoria dall’ex presidente del PLR Philipp Müller, punta a mettere sotto pressione le aziende. La proposta prevede che i datori di lavoro annuncino i posti vacanti agli uffici di collocamento e dovrebbero essere obbligati a convocare i disoccupati residenti il cui profilo corrisponda ai posti di lavoro, in particolare in gruppi o settori professionali (ad esempio l’edilizia o la gastronomia) colpiti da un tasso di disoccupazione superiore alla media. Se il colloquio non porta all’assunzione, le aziende saranno obbligate a giustificare il rifiuto e motivare un’eventuale preferenza per i candidati provenienti dall’estero, pena una multa fino a 40.000 franchi. Per non violare gli accordi bilaterali con l’Ue il modello rinuncia a fissare contingenti.
A confronto c’erano altri due modelli. La proposta del Consigliere degli stati Pirmin Bischof del PPD è più vicina a quella light del Nazionale e dà più poteri ai cantoni. Bischof ha sottolineato che il suo modello “rispetta le differenze del mercato regionale, è vicino alla costituzione e non è un mostro burocratico”. Inoltre la proposta prevede che la Svizzera possa agire unilateralmente senza il consenso dell’Ue. La terza proposta è quella di Peter Föhn UDC che chiede l’applicazione alla lettera dell’iniziativa e la reintroduzione di contingenti e tetti massimi con una vera preferenza indigena. Dopo sei ore di dibattito la Camera alta ha approvato, come prevedibile, il “Modello Müller” con 26 voti a 16 e 1 astenuto, grazie alla maggioranza del plenum PLR e PS.
Gli Stati hanno dunque concretizzato la preferenza indigenza per applicare l’iniziativa. Dopo la decisione, la Commissione delle istituzioni politiche Consiglio nazionale (CIP-N) si è riunita per esaminare le divergenze e ha trovato un compromesso. Nella votazione definitiva si è imposto il “Modello Müller” (13 a 12 voti) che sostiene il colloquio, ma è stato respinto l’obbligo di motivare in un secondo tempo un’eventuale non assunzione. La CIP-N è venuta così incontro alla richiesta fatta dalle associazioni del padronato che aveva criticato il modello per l’alto rischio di un’immensa burocrazia: “Sarebbe un mostro burocratico per i troppi controlli e l’obbligo di motivare, misure che regolerebbero fortemente il mercato del lavoro”. Lunedì sera il Consiglio nazionale ha accettato il “Modello Müller” seguendo le indicazioni della CIP-N con 99 voti contro 66 (29 gli astenuti). La soluzione è dunque in vista. Il dossier agli Stati per eliminare le ultime divergenze in vista del voto finale, previsto nell’ultimo giorno di sessione, il 16 dicembre.
G.S.