La Fondazione Italiani in Europa chiede un chiarimento definitivo in materia di italiani residenti all’estero. Lettera ai Sindaci d’Italia: bisogna porre fine a una palese iniquità che penalizza fortemente gli italiani all’estero!
Cari sindaci,
il prossimo 16 giugno è la data che segna la scadenza relativa al pagamento dell’IMU, ovvero l’imposta municipale propria che si applica ai fabbricati, e la Fondazione Italiani in Europa Vi chiede un chiarimento definitivo in materia di italiani residenti all’estero.
In qualità di Presidente della Fondazione, che rappresenta gli italiani che vivono e lavorano fuori dai confini nazionali, chiedo da tempo a Voi primi cittadini, in Sicilia come nelle altre regioni italiane , di attivarVi a beneficio dei Vostri concittadini che, per motivi di lavoro, risiedono all’estero, chiedendo l’esenzione del pagamento del tributo: in generale, infatti, come ben sapete, è possibile affermare che il motivo principale della desertificazione dei territori sia proprio l’insostenibilità del sistema tributario, divenuto ormai la causa più frequente del trasferimento di singoli e imprese.
Vi invito, alla luce di questa considerazione, a prendere atto che i nostri concittadini trasferitisi all’estero hanno voluto mantenere un’abitazione nel Paese di origine, con la speranza di potervi tornare un giorno o semplicemente per ragioni affettive, per non recidere definitivamente il legame al territorio di nascita.
Nel frattempo, essi hanno continuato a produrre ricchezza e benessere, tenendo alti i valori del made in Italy che, in tutto il mondo, sono sinonimo di eccellenza, qualità, creatività e attaccamento ai valori del lavoro.
Pertanto, al fine di smascherare le illusorie promesse elettorali fatte da chi si ricorda dei propri connazionali solo come potenziale serbatoio di voti, la Fondazione chiede a Voi sindaci, unici interlocutori possibili in questa vicenda, di farVi portavoce delle loro istanze fino ad oggi mortificate.
I sindaci, infatti, possono porre fine a questa palese iniquità che rappresenta una discriminazione inaccettabile: basti pensare che in molti Comuni, sono più numerosi i residenti all’estero che quelli nel territorio di origine.
Se si vuole invertire questa trend negativo, occorre creare le condizioni adeguate per l’abolizione totale o parziale dell’IMU in quanto nel 2015 si era introdotta l’esenzione totale del pagamento del balzello per i cittadini italiani iscritti all’AIRE e titolari di pensioni estere; con questa misura, il Parlamento riconobbe il valore morale dei sacrifici dell’emigrazione per mancanza di valide alternative occupazionali in patria.
Nel 2020, questa esenzione è stata cancellata; in questo caso, l’UE segnalò all’Italia che l’esenzione non rispettava il principio di non discriminazione, poiché agevolava solo i cittadini italiani residenti all’estero e non quelli comunitari in possesso di unità immobiliari in Italia.
Il Parlamento italiano, avrebbe potuto individuare il numero delle case possedute in Italia da cittadini di altri Stati europei e capire se il costo dell’esenzione IMU fosse oggettivamente sostenibile per le casse dello Stato oppure cogliere l’occasione per eliminare in modo definitivo una norma mal vista da chi non ha mai conosciuto il mondo dell’emigrazione italiana all’estero.
Non vi è stata, da parte della politica, alcuna lungimiranza né un’adeguata presa di coscienza per mantenere vivo il legame tra elettori e connazionali e neppure tra questi ultimi e il territorio di appartenenza.
Mi rivolgo a Voi sindaci, alle prese con i fenomeno dello spopolamento e della desertificazione produttiva, oltre che demografica, perché si tratta di una materia che non può essere discussa più a livello europeo, ma che attiene alla piena discrezionalità e autonomia dei Comuni.
La politica è chiamata a porre fine a una palese iniquità che penalizza fortemente i nostri concittadini che producono benessere all’estero, tenendo alti i valori propri dell’italianità ovvero l’operosità, la creatività, la dedizione al lavoro e la qualità estrema dei prodotti che caratterizza il made in Italy.
Pertanto si chiede alle istituzioni politiche preposte di analizzare con attenzione tutte le possibili azioni da compiere per agevolare i nostri connazionali eliminando quegli ostacoli di natura legale che, di fatto, impediscono agli italiani che lavorano fuori dai confini nazionali e risiedono all’estero di beneficiare di un provvedimento che alleggerirebbe condizioni di estrema pesantezza fiscale e contribuirebbe alla riattivazione dei consumi nel contesto europeo.
Giuseppe Arnone
Presidente fondazione italiani in Europa