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21 November 2024
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Svizzera

In Svizzera non abbiamo problemi di migrazione!

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Abbiamo parlato con Salvatore Di Concilio, ex-Consigliere comunale della città di Zurigo, del primo convegno “Noi tutti siamo Zurigo”, della situazione attuale dei migranti in Svizzera e del perché noi italiani non ci dobbiamo dimenticare della storia

Qual è stato il clima del primo convegno “Noi tutti siamo Zurigo”?

Hanno partecipato oltre 30 organizzazioni e quello che mi ha sorpreso è stato che alla manifestazione hanno partecipato oltre 550 persone e questo è moltissimo per una manifestazione politica a Zurigo.

L’atmosfera è stata molto bella, c’erano tanti giovani, attivisti, ma anche persone che hanno partecipato per curiosità, che volevano farsi un’opinione. Tra gli stranieri, mi ha fatto particolarmente piacere la presenza di giovani dell’ultimissima generazione che è venuta qua.

L’iniziativa per l’attuazione è stata uno dei punti più discussi del convegno, quali altri temi sono stati affrontati?

L’iniziativa è stata davvero un punto molto discusso, soprattutto per il pericolo che presenta per la nostra società, mettendo in discussione diversi aspetti della struttura della democrazia diretta, della funzione del parlamento. A parte questo, i gruppi di lavoro, dibattiti e conferenze sono stati numerosi, quindi sono stati affrontati diversi argomenti, come i diritti dei migranti, il lavoro, la lingua e la formazione, ma anche la situazione dei rifugiati.

Uno degli argomenti più interessanti, a mio parere, è quello della “Urban Citizenship”, di cui discutiamo già da tanto tempo. Alla Shedhalle, luogo dove ha avuto luogo il convegno, è stato ripreso il concetto “Urban Citizenship” che in diverse città statunitense viene già adottato. Il concetto, secondo me molto intelligente: è quello di sostenere che le persone che si trovano qui sono nostri cittadini, indipendentemente dal fatto se abbiano il passaporto o no, si tratta di una specie di “passaporto della città”, un metodo di cittadinanza locale. Gli americani, che hanno milioni di illegali, hanno imparato la lezione e dicono: questa gente è qui, se non si comporta male lasciamoli vivere perché molto spesso fanno lavori utili e importanti per la società. Sarebbe utile anche per il lavoro della polizia e si potrebbero spendere le energie in altri campi importanti.

Un “passaporto della città” quali diritti attribuirebbero?

Non si rischia di venir buttati fuori e la polizia non sarebbe costretta a mettere in moto tutto l’apparato. Infatti, spesso, prima di mandare via qualcuno, va messo in carcere il che è un peso enorme. Poi, soprattutto, c’è un’altra cosa che bisogna considerare: le persone che lavorano qui illegalmente, fanno dei lavori utili per la società come la pulizia delle case o la cura degli anziani.

Però questo passaporto non sarebbe un permesso…

No, in effetti il concetto è abbastanza complesso. Bisogna chiarire il fatto che oggi in Svizzera un illegale può avere la cassa malattia, può anche pagare i contributi all’AVS, i minorenni illegali hanno il diritto di andare a scuola e di fare un apprendistato, ma non hanno il diritto di andare a lavorare dopo l’apprendistato, questo è assurdo! In pratica ci sono, ma è come se non ci fossero.

Durante il convegno è stato discusso anche il concetto di “lavoro utile”, è soltanto l’informatica, il settore finanziario o anche la cura degli anziani o dei bambini? La società dovrebbe accettare che ci sono diversi tipi di lavoro. Cerchiamo di trovare una soluzione civile per queste persone che vivono nell’illegalità nella nostra città. L’obiettivo per il futuro è quello di dare il permesso a queste persone, come lo hanno fatto anche in diversi altri Paesi.

In questo momento, con il vento che tira però sembra difficile…

Sì, però vorrei ricordare ai lettori che il fatto che gli illegali possano frequentare una scuola, è stata una conquista che abbiamo ottenuto noi negli anni ’70 con gli stagionali che avevano lo stesso problema, per garantire ai bambini di poter seguire la scuola. Quello a cui non si pensa è che se a queste persone si dà una possibilità, saranno quelli che pagheranno l’AVS a noi. Oggi, senza gli stranieri, la Svizzera, ma anche altri paesi limitrofi, sarebbero in una situazione catastrofica. Ad esempio, agli italiani che vengono qui, la formazione chi gliel’ha pagata? I propri genitori e parenti e magari lo stato italiano. La Svizzera non ha pagato un centesimo per la formazione, ma può approfittare del lavoratore qualificato che paga i contributi e le tasse.

Durante il convegno si è discusso sulla situazione dei rifugiati in Svizzera e in Europa?

Sì, considerando soprattutto la discussione che c’è in Svizzera, la conclusione è stata quella che, a nostro parere, la Svizzera potrebbe fare di più. Quando c’è stata la guerra in Jugoslavia, abbiamo accolto più richiedenti d’asilo senza grossi problemi. Poi ci sono quelli che parlano del caos nel settore dell’asilo, ma esagerano perché con 28’000 richiedenti d’asilo non è un caos.

Quali sono i problemi intorno ai migranti?

Non ci sono problemi, i problemi vengono drammaticamente creati, l’economia è abbastanza buona, le infrastrutture funzionano bene. A Zurigo gli stranieri sono circa il 30% della popolazione, non contando i doppi-cittadini ovviamente, altrimenti siamo praticamente in maggioranza, Zurigo, a livello mondiale, è una delle città in cui si vive meglio, dove stanno questi problemi?

Nelle scuole spesso si sente che ci sono grossi problemi, io ho tanta esperienza nell’ambito della scuola, soprattutto nel quartiere 4 di Zurigo. Anche lì bisogna dare uno sguardo al passato. Una volta dicevano che i problemi li causavano i figli dei lavoratori svizzeri, poi sono diventati i figli dei lavoratori stranieri. Bisogna dire che è una questione di classe e non del passaporto. Ci sono alcune questioni da risolvere e investendo nelle scuole e nella formazione sono facilmente risolvibili. Chi parla di questi problemi non conosce la storia, i figli degli operai spesso diventavano operai perché magari a casa non avevano nessuno che li potessero seguire, magari i genitori erano andati a scuola solo per qualche anno e parlavano solo il dialetto del paese nativo. L’importanza quindi della scuola è di garantire una formazione che garantisce a tutti gli alunni le stesse possibilità nella vita.

Proprio nella formazione però sono previsti sempre più tagli..

Ecco, questo è un problema, a livello cantonale si vuole sempre risparmiare a livello sociale e nella formazione, è una questione politica ed è molto stupida perché chi risparmia nella formazione non pensa al futuro.

Per maggiori informazioni sul convegno “Noi tutti siamo Zurigo”: www.wirallesindzürich.wordpress.com

 

Salvatore Di Concilio, Ex-Consigliere comunale della città di Zurigo, residente in Svizzera dal 1969, attualmente lavora presso il Dipartimento sociale della città, nell’ufficio per le complementari. È attivo in diverse organizzazioni, come la SPATZ o la Corsa contro il razzismo, è il presidente del Comitato XXV Aprile e fa parte del PS di Zurigo

Manuela Salamone

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