Nel 2016 il 7.5% della popolazione viveva in condizioni di povertà reddituale. In quattro anni il 12.3% è risultato povero almeno una volta
La Svizzera è un paese ricco, ma non è immune alla povertà che nel 2016 è aumentata dello 0.5% nonostante la buona congiuntura economica. Il rischio di rimanere poveri a lungo in Svizzera è basso in confronto ai paesi europei. La maggior parte dei poveri torna relativamente presto a percepire un reddito al di sopra della soglia di povertà. I gruppi particolarmente a rischio sono i disoccupati, le famiglie monoparentali, le persone che vivono da sole e quelle sprovviste di formazione postobbligatoria. Sono i risultati che emergono dall’indagine sui redditi e sulle condizioni di vita (SILC) e dalla pubblicazione “La dinamica della povertà in Svizzera” dell’Ufficio federale di statistica (UST). La soglia di povertà nel 2016 è stata fissata a 2’247 di franchi al mese per una persona sola e a 3’981 per un nucleo famigliare di due redditi e due bambini.
In Svizzera circa 615.000 persone sono povere, se confrontate con il loro reddito. La cifra equivale al 7.5% della popolazione ed è salita in due anni dello 0.8% (2014) rispettivamente dello 0.5% (2015). In questo dato si sono 140.000 uomini e donne che hanno un’attività lavorativa, ma versano egualmente in condizioni di povertà e rispecchiano il 3.8% della popolazione occupata. L’indagine ha analizzato per la prima volta il tempo in cui le persone sono state colpite dalla povertà. Tra il 2013 e il 2016 il 12.3% è risultato almeno una volta povero. Per molti si tratta però di un’esperienza passeggera e solo lo 0.9% ha vissuto nell’arco dei quattro anni in povertà.
La situazione è meno grave in confronto ad altri paesi europei se si considera il tasso di rischio di povertà impiegato a livello internazionale. Con il 14.7% la quota è nettamente sotto la media UE con il 17.3%. Se si considera la povertà a lungo termine la situazione migliora per la Svizzera: solo il 4.2% della popolazione elvetica ha rischiato la povertà nel quadriennio indicato, con una media europea dell’8.1%. La Svizzera offre anche migliori condizioni con il tasso di “deprivazione materiale”, che comprende nove tipologie di spese differenti (ad esempio affitto, abbonamento telefonico, riscaldamento) e definisce carente una persona che non ha risorse in almeno tre di questi elementi. Il dato svizzero si è attestato al 5.3% con una media europea del 15.7%.
Su questi dati l’UST valuta la situazione in Svizzera “relativamente positiva”, ma per la Caritas svizzera il problema nel paese non è più marginale. Un fenomeno da considerare con maggiore solidarietà quando si “discute di risparmi”. L’organizzazione umanitaria chiede a governo, cantoni e comuni di occuparsi della nuova sfida sociopolitica e di contrapporre una strategia per fermare lo sviluppo della povertà, poiché la privazione delle prestazioni assicurative, la disoccupazione a lungo termine o i divorzi sono rischi non assicurati.
Gaetano Scopelliti