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22 November 2024
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Svizzera

Intervista con il Consigliere di Stato Serge Dal Busco, incaricato del Dipartimento delle Finanze del Cantone di Ginevra

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Il giorno 9 novembre, M. Serge Dal Busco, Vice Presidente del Consiglio di Stato del Cantone di Ginevra, responsabile del Dipartimento delle Finanze, molto conosciuto nell’ambito della SAIG e dell’associazionismo a Ginevra, ci ha ricevuti rilasciandoci l’intervista che vi proponiamo. M. Dal Busco, si è reso gentilmente disponibile nonostante i suoi moltissimi impegni.

Di seguito le domande e le risposte.

Consigliere, l’amnistia fiscale è in dirittura di arrivo, può farci un bilancio per quest’anno ed una previsione per il prossimo anno, tenuto conto dello spostamento del termine per la presentazione delle denunce spontanee al 30 settembre 2018?

Stiamo assistendo quest’anno ad un aumento molto importante delle denunce, direi esponenziale, tanto è vero che alla fine di settembre eravamo a circa 8.500 denunce presentate e prevediamo che alla fine dell’anno arriveremo a circa 10.000. Ricordo che negli anni scorsi siamo passati da 1000 denunce a 3000 per poi arrivare quest’anno ai numeri summenzionati.

Si tratta di cifre importanti che testimoniano la correttezza di quanti hanno deciso di autodenunciare il proprio patrimonio esistente all’estero. Sono al corrente che molti dei nostri connazionali italiani hanno già inviato i propri dossier o che sono in procinto di farlo.

È molto importante comprendere che queste autodenunce rappresentano il fondamentale momento di cooperazione con il fisco del paese di residenza e la testimonianza della propria onestà e buona fede nel sistemare la propria situazione patrimoniale profittando dell’amnistia fiscale.

A tal proposito, la recente decisione della Confederazione di spostare il termine ultimo per la presentazione delle denunce spontanee al 30 settembre 2018 deve rappresentare un ulteriore stimolo per i contribuenti di prendere le cose sul serio e decidersi a mettersi in regola con il fisco.

Va anche dato riconoscimento alle associazioni che in questi ultimi anni si sono molto impegnate per informare quante più persone possibile e metterle in grado di decidere come comportarsi relativamente alla nuove normative sullo scambio automatico delle informazioni finanziarie tra un paese e l’altro ed alla possibilità data dalla Confederazione di presentare una denuncia spontanea che evita ammende e conseguenze penali.

Se questi dati li mettiamo in parallelo con il Dipartimento gestito dal Consigliere Poggia, il DEAS, abbiamo delle differenze rispetto a quanto lo Stato potrebbe incassare o risparmiare?

E’ difficile oggi quantificare l’effetto di queste procedure a livello fiscale. Quello che possiamo dire è che queste denunce hanno un doppio effetto: da una parte hanno un’influenza sulle tasse, dal momento che prendendo in conto i beni all’estero e calcolando i supplementi d’imposta sui 10 anni, è evidente che vi saranno degli incassi di imposte finora sottratte. Dall’altra parte c’è un effetto più importante a livello delle prestazioni sociali. Questi elementi fiscali hanno un’influenza sul diritto delle persone di ricevere delle prestazioni sociali che si calcolano sulla situazione economica reale dei richiedenti. Quindi gli elementi non dichiarati hanno un’influenza diretta a livello delle prestazioni versate dallo Stato, ed il risparmio di prestazioni non dovute e dovute in misura inferiore sembra molto più importante di quanto non sia l’incasso delle imposte. In questo caso, dunque, lo Stato, non solo incasserà il denaro che deve essere restituito dai beneficiari che non avevano diritto alle prestazioni, ma risparmierà sull’erogazione di altri aiuti non dovuti.

Lo scopo iniziale era proprio quello di considerare la cosa sotto il profilo delle prestazioni sociali. Esiste, difatti, un vero e proprio scambio tra i due dipartimenti, una visione globale da parte dello Stato. Se ci si denuncia al DEAS oppure al fisco, vi è uno scambio di informazioni tra i due dipartimenti per regolarizzare le situazioni in maniera parallela.

Sono molte le persone sono convinte che dal 1 gennaio 2018 in realtà nulla cambierà e che le amministrazioni fiscali svizzere non effettueranno i controlli sui beni all’estero dei contribuenti. Cosa ci può dire in proposito Consigliere?

Penso che i nostri contribuenti dovrebbero stare attenti a queste cose e a non sottovalutare le procedure previste per legge e dalle convenzioni internazionali cui la Svizzera ha aderito. La possibilità e la volontà di agire da parte degli organi statali ci sono. Consiglio vivamente di non rischiare le ammende e le possibili ripercussioni a livello penale.

Ringraziamo il Consigliere Serge Dal Busco per la chiarezza delle sue risposte e per la disponibilità a riceverci.

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